Medicina: ipertensione arteriosa e alimentazione

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L’ipertensione arteriosa, cioè l’aumento della pressione del sangue nelle arterie e nelle arteriole, è una affezione molto frequente nei paesi industrializzati, che favorisce numerose complicazioni vascolari, in passato mortali.
Un adulto è normoteso quando la sua pressione arteriosa sistolica è inferiore a 140 mm Hg e quando la sua pressione arteriosa diastolica è inferiore a 90 mm Hg. Un adulto è iperteso quando la sua pressione arteriosa sistolica è superiore a 160 mm Hg e/o quando la sua pressione arteriosa diastolica è superiore a 95 mm Hg. La pressione arteriosa non è stabile nel corso della vita umana ma aumenta progressivamente con l’età. La donna ha abitualmente una pressione arteriosa più bassa di quella dell’uomo della stessa età. L’ipertensione arteriosa colpisce in maniera evidente gli adulti, ma anche, sembra, i bambini, più di quanto non si sarebbe pensato in altri tempi.

Essa è una causa evidente di mortalità e di morbilità: la frequenza dei decessi aumenta con l’aumentare della pressione arteriosa.  Le complicazioni dell’ipertensione arteriosa riguardano principalmente il cervello, il cuore e i reni; e sono tanto più frequenti quanto più l’ipertensione arteriosa è grave. Nel bambino, come nell’adulto dei paesi industrializzati, la pressione arteriosa aumenta con l’età.
Bisogna giudicare per la sua gravita i fattori di “rischio vascolare” ovvero iperlipemia e obesità.

Quindi l’aumento progressivo della pressione arteriosa è determinato dall’impianto nella nostra civiltà industrializzata, spesso detta occidentale, che designano con il termine di “acculturazione”. Tutto ciò ha un’importanza considerevole in quanto porta a ricercare le cause dell’ipertensione arteriosa nelle condizioni di vita che sono quelle delle nazioni industrializzate. L’importanza di questi fattori ambientali è ancora sottolineata dal fatto che non è per colpa della malnutrizione o di un cattivo stato di salute generale che le popolazioni primitive hanno una pressione arteriosa più bassa.

Diverse condizioni della vita occidentale industrializzata sono state considerate come fattori responsabili dell’aumento della pressione arteriosa.
La prima è il sistema alimentare che, evidentemente, è molto diverso da quello delle popolazioni primitive. L’alimentazione dei paesi industrializzati comporta più sale (cloruro di sodio), più farina di grano, più zucchero, più conserve di carne e di pesce di quella delle popolazioni primitive. È evidentemente molto difficile definire i fattori alimentari responsabili. L’eccesso dei consumi alimentari e l’eccesso alimentare di cloruro di sodio sono i due fattori più spesso invocati.
–    L’eccesso dei consumi alimentari è evidentemente una causa che può arrivare fino all’obesità. Molti studi dimostrano che l’eccesso ponderale è spesso associato all’ipertensione arteriosa. D’altra parte, il peso corporeo aumenta con l’età nelle popolazioni dei paesi industrializzati, mentre diminuisce con l’età nelle popolazioni primitive. Quando quest’ultime sono indotte a seguire il modo di vita delle nazioni industrializzate, il loro peso corporeo aumenta con l’età. Ciononostante, è ancora impossibile precisare se l’eccesso ponderale costituisca un vero e proprio fattore causale dell’ipertensione arteriosa. Non si sa ancora se i rapporti di causa a effetto devono essere ricercati nel fenomeno di insieme complesso che costituisce l’eccesso di alimentazione oppure se essi devono essere ricercati nel consumo eccessivo di un alimento specifico.
–    L’eccesso di consumo di sale (cloruro di sodio) è il fattore specifico più spesso evocato. Molte ragioni lo spiegano:
1)    Si può provocare una ipertensione arteriosa per eccesso di apporti di cloruro di sodio e che si può, d’altra parte, migliorare e addirittura guarire una ipertensione attraverso una deplezione sodica.
2)    Le popolazioni primitive a “pressione arteriosa bassa” consumano indiscutibilmente meno sodio delle popolazioni dei paesi industrializzati. Esiste addirittura una correlazione positiva stretta fra il consumo alimentare del sodio e la frequenza della ipertensione arteriosa nelle diverse popolazioni umane terrestri.
3)    La frequenza della ipertensione arteriosa è così particolarmente elevata nelle popolazioni che consumano una grande quantità di sodio.
4)    La migrazione delle popolazioni primitive verso zone industrializzate determina, come già detto, una ipertensione arteriosa.

L’eccesso di peso potrebbe essere ipertensiogeno nella misura in cui l’eccesso ponderale potrebbe essere dovuto in gran parte ad un eccesso di sodio. Tenuto conto del ruolo patogeno del sodio, la prescrizione di una dieta povera di sodio è stata a lungo considerata come una terapia indiscutibile. Certi clinici conservano quest’atteggiamento. Altri sono molto più tolleranti su questo punto per queste ragioni:
1)    Una dieta rigidamente senza sale è poco piacevole; poterla mantenere per diversi anni diminuisce evidentemente il benessere del malato e può essere all’origine di atteggiamenti depressivi.
2)    L’uso di una dieta sprovvista di sodio è molto difficile, quasi impossibile per molti soggetti che conducono una esistenza attiva e che sono costretti ad adottare abitudini alimentari del loro ambiente professionale.
3)    La necessità di una alimentazione senza sodio ha perduto la sua importanza da quanto diuretici efficaci e ben tollerati assicurano un aumento dell’escrezione urinaria del sodio. È indiscutibilmente più facile per un paziente prendere regolarmente e quotidianamente un diuretico tiazidico che consumare costantemente una alimentazione priva di sodio.

Dunque, bisogna ridurre il sodio alimentare.
E’ bene cercare di cambiare stile di vita:
1 Abituare il palato ad apprezzare il sapore originale dei cibi.
2 Aggiungere il sale solo all’acqua di cottura della pasta e non aggiungere mai il sale alle pietanze già condite.
3 Condire le pietanze con spezie ed aromi.
4 Ridurre il consumo di cibi conservati, in scatola, sottosale, affumicati, in salamoia, marinati, spuntini salati, salse pronte, condimenti animali, pasti pronti surgelati o in busta.
5 Evitare di mangiare frequentemente carne conservata, formaggi stagionati, salumi, frutti di mare, pasta ripiena (tortellini, ravioli, cannelloni).
6 Preferire le carni bianche (coniglio, pollo, tacchino) .
7 Consumare molta frutta e verdura, alimenti in assoluto a più basso contenuto di sodio
8 Preferire il pane senza sale.
9 Leggere sempre le etichette nutrizionali dei prodotti alimentari, che riportano gli ingredienti, tra cui il sale .
10  Usare acque oligominerali.
11  Eliminare dadi da brodo (contengono dal 25 al 60% di sale), salse pronte.
E stare attenti da tutti quegli alimenti “insospettabili”, ricchi di Na:
•    Dolciumi (caramelle mou, wafer, cioccolato al latte …).
•    Ortaggi (carote, carciofi, piselli, sedano, barbabietole rosse, ravanelli ).
•    Frutta secca.

Per il trattamento dell’ipertensione arteriosa non è importante solo la riduzione dell’introito di sale nella dieta, ma anche la moderazione del consumo di bevande alcoliche, la riduzione del peso corporeo, aumentare l’attività fisica e l’abolizione del fumo sigaretta.

A CURA DELLA DIETISTA, DOTTORESSA ANTONELLA IARIA

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Author: Antonella Iaria

collaboratore presso la testata ntacalabria.it

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