Lazzaro (Rc), incidente di caccia: i particolari

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carabinieri

di Giuseppe Toscano

La fucilata lo ha raggiunto mentre, seduto ai margini del suo podere, era impegnato nella solita battuta di caccia. La “rosa” di pallini lo ha sbalzato dalla sedia, facendolo rotolare all’indietro, col petto squarciato. Quando è scattato l’allarme, per Nicola Calabrò 68 anni, residente in contrada Olivatello di Lazzaro, non c’era più niente da fare. L’episodio è stato subito classificato dagli inquirenti alla stregua di un drammatico incidente, anche se qualche risvolto tinto di “giallo” resta ancora da chiarire definitivamente.

È stato un parente della vittima ad avvisare le forze dell’ordine. L’uomo, dal balcone di casa, ha notato la presenza di un corpo, ed ha telefonato al 112. Ad uccidere Nicola Calabrò sarebbe stata una fucilata esplosa inavvertitamente da uno sconosciuto. La dinamica del fatto è stata ricostruita, agli ordini del capitano Onofrio Panebianco, dai carabinieri della locale stazione e della compagnia di Melito Porto Salvo. Secondo quanto si è appreso, il pensionato era uscito di casa Sabato mattina. Alle prime luci dell’alba, com’era solito fare nelle giornate di apertura, aveva imbracciato il suo fucile sovrapposto, calibro 12, detenuto legalmente, e si era avviato verso un agro di località Olivatello, dove solitamente si dilettava a cacciare.

Probabilmente era da solo. A metà mattinata, aveva fatto un salto a casa, probabilmente per rifocillarsi, quindi era tornato indietro, riprendendo la battuta di caccia. Ad un certo punto ha pensato di sedersi. E proprio mentre era comodamente seduto su una seggiola è stato raggiunto dalla fucilata mortale. Caduto all’indietro, il pensionato non ha trovato più la forza per rialzarsi. Il colpo, secondo i rilievi effettuati, sarebbe stato esploso da brevissima distanza. Con chi era al momento dell’incidente è la domanda più impellente da risolvere. Particolari utili al lavoro degli inquirenti sono attesi dall’autopsia. L’esame autoptico sarà eseguito nella mattinata di oggi, nell’obitorio degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Il responso del patologo, incaricato dall’autorità giudiziaria, potrebbe consentire di fare chiarezza su alcuni aspetti ancora nebulosi. Aspetti che, al momento, vista la dinamica, non escluderebbero a priori neppure la pista del suicidio.

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