La Giunta regionale sul rischio sismico in Calabria

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La Giunta regionale interviene sul rischio sismico con questa nota:

“Il rischio sismico in Italia e in Calabria è un problema estremamente serio, determinato dalla concomitanza di vari fattori: un territorio estremamente esposto; l’abusivismo e, in generale, decenni di uso sconsiderato del territorio; l’abbandono dei centri storici dove sono presenti molte costruzioni che avrebbero necessità di manutenzione straordinaria. Il patrimonio edilizio è molto vulnerabile e non è facile oggi metterlo in sicurezza. Il problema è di disponibilità di risorse economiche, ma anche normativo”.

“Le risorse investite dallo Stato e dalla Regione, che sebbene ingenti sono comunque insufficienti rispetto all’enorme fabbisogno, devono essere spese sì rapidamente, ma soprattutto devono essere spese bene, perché nessuno può tollerare che siano sprecate in interventi inefficaci. Come purtroppo ha dimostrato il recente terremoto che ha interessato l’Italia centrale, infatti, spesso si portano avanti interventi pubblici mal gestiti che non risolvono il problema della messa in sicurezza degli edifici stessi. Sui casi specifici indagherà la magistratura, ma purtroppo quanto accaduto dimostra drammaticamente che la semplice “spesa” dei fondi per il rischio sismico non comporta automaticamente una maggiore sicurezza dei cittadini. Di fronte alla complessità del problema e delle azioni necessarie per affrontarlo una classe politica seria deve pianificare azioni di breve, medio e lungo periodo e metterle in atto. E questo, ovviamente, non solo quando l’onda emotiva di un evento catastrofico attrae l’attenzione di tutti. Questo è esattamente ciò che l’attuale Giunta regionale sta facendo, lontano da attenzioni mediatiche. Sul Piano Nazionale di Prevenzione del Rischio Sismico la Giunta, contrariamente a quanto avvenuto in precedenza quando i contributi venivano erogati in modo arbitrario, ha pubblicato nel gennaio 2015 una manifestazione di interesse per il finanziamento di edifici pubblici di interesse strategico. È stata approvata una graduatoria basata su criteri oggettivi (la pericolosità sismica di base, la popolazione interessata, il costo unitario dell’intervento, ecc.). Questa graduatoria è stata utilizzata anche per le annualità successive del piano. Ancor più significativo, il governo regionale, ritenendo prioritario intervenire sul rischio sismico, ha destinato ben 130 milioni di euro delle risorse del Patto per la Calabria a questo tipo di interventi. Ottanta di questi 130 milioni, in particolare, sono destinati alla messa in sicurezza di edifici scolastici. Si tratta di una scelta forte in questa direzione se si pensa che in questo settore, con il precedente programma POR FESR 2007-2013, la somma destinata alla prevenzione del rischio simico era di 12 milioni di euro e nessun’altra risorsa regionale era stata programmata. Poiché, come detto, l’importante non è solo spendere, ma spendere bene, la Regione Calabria sta supportando i Comuni nella realizzazione degli studi di microzonazione sismica finanziati dal Piano Nazionali di Prevenzione del Rischio Sismico. Si tratta di studi che consentono di sapere con precisione quali siano le aree più esposte di un comune. Nel settembre 2015 è stata sottoscritta una convenzione con il CNR – Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (IGAG). Il CNR – IGAG fornisce supporto sulla redazione degli studi, anche attraverso quattro ricercatori appositamente contrattualizzati e collocati presso la sede della Regione. Tutti gli studi vengono approvati prima da una commissione regionale (costituita da rappresentanti dei dipartimento lavori pubblici, urbanistica e protezione civile) e poi da una commissione nazionale. Nel corso dell’istruttoria regionale viene anche verificato che nelle aree potenzialmente instabili gli strumenti di pianificazione non prevedano nuove urbanizzazioni e in caso contrario viene chiesto un adeguamento del piano strutturale. Questo aspetto è particolarmente importante in quanto è l’azione che trasferisce sul territorio il risultato degli studi evitando che restino solo sulla carta. Poiché è importante che i professionisti calabresi siano consapevoli dell’importanza degli studi di microzonazione sismica e siano formati a realizzarli con competenza, la Regione ha organizzato insieme agli Ordini Professionali e al CNR – IGAG corsi di formazione per geologi e ingegneri che partiranno nel giro di poche settimane. In merito all’avanzamento del Piano, è importante valutarlo evitando eccessive semplificazioni. La Regione ha tempestivamente provveduto a programmare le risorse: sia per gli interventi su edifici privati che su edifici strategici pubblici, le manifestazioni di interesse sono state emanate in tempi rapidi. E’ bene chiarire che i soggetti attuatori sono comuni (o province) nel caso degli edifici strategici, privati cittadini nel caso degli edifici privati. A oggi sono pervenute 16 mila domande di contributi per edifici privati. Molti cittadini hanno prodotto autodichiarazioni in merito al possesso dei requisiti che a un successivo controllo regionale sono risultate non veritiere o comunque errate. Altri hanno rinunciato spontaneamente, rendendosi contro che per realizzare l’intervento è spesso necessario un cofinanziamento con risorse proprie. Questo ha reso necessario scorrere le graduatorie, con perdite di tempo che hanno danneggiato coloro che invece avevano correttamente presentato la domanda. La Regione, rendendosi conto della problematica, ha modificato fin dalla seconda ordinanza le norme, ottenendo una riduzione coerente delle istanze dell’80% senza che si riducesse sostanzialmente il numero di domande valide. A parte ciò, gli interventi non mostrano ritardi particolarmente consistenti. Per la parte relativa agli edifici privati, le ordinanze di protezione civile che attivano le diverse annualità del piano indicano una tempistica di tre anni dal decreto di finanziamento al completamento dei lavori. Per quanto riguarda invece gli interventi su edifici pubblici, la normativa vigente in Italia in materia di appalti determina tempi medi di tre o quattro anni almeno. I primi interventi di consolidamento di edifici sono stati finanziati nel 2012 e oggi, dopo tre anni e mezzo, alcune decine di questi sono completati. Si deve tener conto che, rispetto ad altre opere pubbliche, in questo caso si aggiunge il tempo necessario per la redazione di progetti che necessitano di prove e verifiche sulle strutture esistenti.
Su questi tempi la politica e la struttura amministrativa possono incidere ben poco: è un ritardo che si registra in tutte le Regioni italiane e non solo in Calabria. I tempi di realizzazione di opere pubbliche sono soggetti a una normativa nazionale che, in linea con le direttive europee, privilegia il rispetto del principio di trasparenza e di pari opportunità degli operatori economici, anche rispetto alla celerità dell’esecuzione. Si tratta di un problema estremamente complesso a cui come noto il governo ha cercato di porre soluzione con la riforma del codice degli appalti approvata lo scorso aprile. La Regione è impegnata ad affrontare i rischi a cui è esposto il territorio con misure immediate, come quelle descritte, ma anche con una pianificazione di medio e lungo periodo, alla quale sta lavorando attraverso un progetto denominato Calabria Sicura, voluto dal Presidente Oliverio e attraverso il quale i rappresentanti della politica, i dirigenti generali, i rappresentanti della società civile collaborano in tavoli tecnici per definire priorità e strategie. Il Presidente della Regione ha già incontrato nella sede della Cittadella a Catanzaro i rettori delle Università, i rappresentanti degli ordini professionali dei geologi, degli ingegneri e degli architetti ed i rappresentanti della Protezione Civile regionale, per definire un programma di interventi di messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati. In quella sede, con il coordinamento dell’Assessore regionale prof. Francesco Russo, sono stati avviati i tavoli tecnici, che hanno la funzione di raccogliere i contributi degli attori del territorio e sintetizzarli in proposte operative. L’obiettivo principale che si intende perseguire attraverso l’attivazione dei tavoli tecnici è quello di ridurre il rischio, che deve essere inteso e analizzato nelle sue tre componenti: vulnerabilità, pericolosità, esposizione. Gli interventi proposti devono pertanto mirare alla riduzione del rischio, operando rispetto alle sue tre componenti. Al contempo è necessario un coordinamento generale degli interventi da attuare, affinché la riduzione del rischio sismico si accompagni con una riduzione del rischio idrogeologico e antropico, quest’ultimo delle varie tipologie. I tavoli tecnici, suddivisi per tema, sono tre: rischio sismico, rischio idrogeologico e completamento dei Piani Comunali di Protezione Civile. Quest’ultimo tavolo si rende necessario visto il grave ritardo del nostro territorio, in cui soltanto il cinquanta per cento circa dei comuni ha un piano approvato e solo pochi in linea con le attualizzazioni del 2014. A valle di una prima riunione degli assessori e dei dirigenti regionali, tenutasi l’otto settembre, i dipartimenti regionali hanno prodotto report schematici, in relazione alle rispettive competenze, riguardanti i limiti evidenziabili dall’interno con prime proposte di soluzione. Una seconda riunione si è tenuta il diciannove settembre. La Regione ha già chiesto i rappresentanti per i tavoli, e quasi tutti gli enti hanno già comunicato i nominativi. I report possono costituire una base di partenza per la prima riunione dei tavoli, e per la successiva elaborazione dei vari contributi. I lavori dei tavoli si concluderanno entro fine dicembre e produrranno un rapporto sulle criticità interne ed esterne e sulle proposte di soluzione. Particolare attenzione sarà dedicata alla diffusione di conoscenza e alla formazione di competenze specialistiche che consentano una gestione diffusa di un problema che è in primo luogo di natura culturale, in uno all’approccio globale su tutte le componenti del rischio e per i differenti settori, alle scale tattiche e strategiche. La sicurezza dei cittadini è ben più di un obiettivo politico: è un dovere morale a cui nessuno può sottrarsi e al quale tutte le componenti della società calabrese lavorano sempre, non solo in questi giorni, con energia e attenzione”.

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Author: antonio.albanese

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