La Cassazione considera non provate le accuse a Caridi

caridi antonio

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di Giovanni Alvaro

“La Sezione penale della Cassazione ha annullato, con rinvio, l’ordinanza di conferma della custodia cautelare in carcere nei confronti del Senatore Antonio Caridi decisa dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria lo scorso 11 agosto nell’ambito di un’inchiesta sul sistema politico affaristico calabrese. Caridi è detenuto a Rebibbia, dove rimane recluso in attesa del riesame bis. E’ accusato di associazione mafiosa”.

Quanto sopra è un flash dell’Ansa che dà notizia della decisione assunta dalla Cassazione sul senatore Antonio Caridi.
E’ chiaro che non si tratta di una assoluzione dagli addebiti avanzati dalla Procura di Reggio Calabria, ma è altrettanto chiaro che la Cassazione con la propria decisione dice sostanzialmente che dalle carte speditele non risulta provata, per nulla, la ‘mafiosità’ del Senatore. L’accusa, pomposamente presentata, con tanto di conferenza stampa presieduta da Cafiero de Raho e una folta presenza di investigatori, non è sostenuta da concreti riscontri e prove certe, che tali non possono essere considerati i farfugliamenti dei cosiddetti pentitisti.

C’è in tutta la vicenda una forzatura non accettabile e un uso improprio, come in Mafia Capitale, della legislazione emergenziale antimafia. Si ha l’impressione che la si usi perché essa permette d’arrestare l’indagato e di buttarlo in carcere, come strumento di tortura, copiando la prassi del pool di Milano la cui inchiesta compie quest’anno il suo 25’ anniversario salutato da Francesco Saverio Borrelli, come ci ricorda Paolo Pillitteri su l’Opinione, da un netto e chiaro: “Chiedo scusa per il disastro seguito a Mani Pulite” che Pillitteri completa con ‘Non valeva la pena buttare il mondo precedente per cadere in quello attuale’.

Attendiamo adesso non solo il proscioglimento del Senatore Caridi ma anche quello di altri indagati la cui passione politica con l’attività che ne consegue (come individuazione di candidati, ruoli politici e istituzionali dei possibili candidati, ecc.) è stata fatta passare per attività mafiosa e come tale incasellata tra i reati da perseguire. Errore madornale quello di mischiare i colpevoli nati con costruzioni teoremiche a malavitosi reali perché sposta l’attenzione da questi ultimi ai cosiddetti ‘colletti bianchi’ indebolendo la lotta alla criminalità organizzata, se non altro perché si perdono tempi e risorse per star dietro a farfugliamenti carpiti con intercettazioni ambientali o telefoniche.

Che l’inchiesta presenti molti punti deboli lo avevamo già sostenuto in passato ma vale la pena riprendere almeno un passaggio laddove ricordavo che nell’ordinanza si legge che: “…fondamentali dati indiziari… sono rappresentati dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia” come dire che per arrivare a dati indiziari (non a prove) c’è stata la necessità del supporto dei pentitisti che come l’esperienza insegna dicono poche verità e molte bugie anche per non dispiacere il PM che li interroga e che cerca conferme.

Ma in questa vicenda spicca anche la solerzia del Presidente del Senato, ex magistrato Pietro Grasso, che, per far sbattere al gabbio il Senatore Caridi, ha deciso l’inversione dell’ordine del Giorno per far votare, senza perdere tempo, quella sciagurata decisione. Con la scelta di oggi la Cassazione annulla l’ordinanza che ha determinato l’arresto di Antonio Caridi ed invita il Tribunale del Riesame ad approfondire la vicenda. E’ sperabile che questo approfondimento porti a far emergere pienamente la verità.
I garantisti, quelli veri e non per convenienza, lo sperano ardentemente anche perché la linea della supremazia dell’accusa, a prescindere, ci fa paura: potremmo tutti finire nel tritacarne.

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