Un lupo mannaro a Samo. L’inquietante racconto di F. Salerno

Lupo mannaro

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Un lupo mannaro a Samo parte 4°, di  Francesco Salerno

Per i successivi giorni provai in ogni modo a non pensare all’imminente arrivo del plenilunio. Mi dedicai totalmente al mio lavoro di medico, cercando in ogni modo di obliare la storia dell’uomo-lupo. Eppure, dentro di me sentivo agitarsi qualcosa. Un insonne malessere che andava via via aumentando con l’avvicinarsi del 13 di Febbraio.

Quando, infine, quel giorno giunse, fui quasi tentato di non uscire di casa. Il mio lavoro, però, non mi permetteva tali comportamenti e, anzi, dopo un po’ di tempo passato a visitare pazienti avevo quasi obliato il motivo della mia angoscia. Mattina e pomeriggio trascorsero senza che accadesse nulla e, al calar della sera, fui quasi sul punto di bollare tutta quella storia come un mito e il mio malessere come nient’altro che frutto della mia immaginazione.

Dopo una cena abbondante in casa di amici, mi ritirai presso la casa di mia zia, certo che, ormai, per quella notte non sarebbe più accaduto nulla.

Erano appena scoccate le 11 quando il sindaco venne a suonare alla porta…

Lo trovai pallido, tremante, quasi emancipato. Mi disse balbettando che c’era stato un incidente a casa dell’uomo-lupo. La moglie lo aveva chiamato in preda al panico e nessuno osava avvicinarsi alla casa per paura della maledizione.

“Temo che se non andremo noi non andrà nessuno, dottore. Potrebbero esserci dei feriti” mi disse, infine, il sindaco.

Non potei far altro che accettare di recarmi presso la casa. Partimmo poco dopo e per strada il sindaco mi informò che aveva avvertito le forze dell’ordine le quali sarebbero arrivate a breve.

Poco dopo fummo, nuovamente a casa della coppia. Le luci dentro casa erano tutte accese, ma nessuno venne ad aprirci la porta la quale, invece, era spalancata. Entrammo con circospezione, chiamando ripetutamente sia il padrone che la padrona di casa. Poi, nel mezzo del corridoio, trovammo la donna a terra priva di sensi. Io corsi a sincerarmi delle sue condizioni mentre il sindaco, per qualche ragione, corse al piano superiore. La donna era svenuta a seguito di un brutto colpo in testa, sebbene la ferita non fosse fatale, tentai comunque di bendarla e sollevarla dal pavimento. L’avevo appena adagiata sul divano quando dal piano superiore udii urla, tonfi sordi e una finestra andare in frantumi.

Feci per correre verso le scale che portavano di sopra quando, all’improvviso, sulla porta d’entrata apparve il padrone di casa. Era seminudo e madido di sudore e graffi insanguinati. Gli occhi, spalancati e assenti, mi fissarono per alcuni istanti, poi l’uomo emise un forte ringhio e si diede alla fuga nella notte. Non so cosa mi prese in quel momento, ma decisi di corrergli dietro prima che facesse del male a qualcun altro.

Raccolsi così un coltello dalla cucina e mi lanciai all’inseguimento dell’uomo-lupo.

 

Continua…

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Author: Redazione_Cultura