Amare la Calabria Grecanica

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Perchè raccontare la Calabria?
Raccontare la Calabria Grecanica vivendo lontano — dal Belgio, da un’altra lingua, da un’altra quotidianità — può sembrare un gesto contraddittorio. Ma in realtà è un atto profondamente coerente con ciò che la Calabria Grecanica rappresenta per me: una terra di passaggi, di stratificazioni, di memorie che resistono anche quando i corpi si spostano altrove.
Non serve viverci stabilmente per sentirla propria. Basta averla attraversata con attenzione, ascoltata con rispetto, portata con sé come si porta un accento, un odore, una parola.

La Calabria Grecanica, mi abita, mi parla, mi chiama
Ci ho vissuto solo in vacanza, a volte per periodi più lunghi. Eppure, la Calabria Grecanica mi abita. Mi parla. Mi chiama. E io le rispondo con quella che mi piace definire restanza a distanza, un concetto che, sebbene non ancora codificato, si inserisce perfettamente nella riflessione avviata da Vito Teti sulla restanza come forma di presenza attiva, consapevole, affettiva. Teti scrive che restare non è stare fermi, ma abitare un luogo con responsabilità, con desiderio, con tensione verso il possibile. E allora, perché non estendere questo concetto anche a chi resta da lontano?

La restanza a distanza
La restanza a distanza è una forma di cura narrativa. Non vivo in Calabria, ma la racconto. Non parlo greco-calabro né il dialetto calabrese che però capisco. Non partecipo ogni giorno alla vita dei borghi, ma li porto nel pensiero, li studio, li condivido. E questo è un modo di restare. Un modo che non pretende di essere “autentico” nel senso stretto, ma che è autentico nel desiderio.
In un mondo in cui le identità sono sempre più mobili, le radici non sono più solo geografiche, ma affettive, culturali, simboliche.

Calabria Grecanica
La Calabria Grecanica, con la sua lingua minoritaria, le sue tradizioni arcaiche, i suoi paesaggi sospesi tra mare e montagna, è un luogo che si presta a essere raccontato da chi lo ha vissuto anche solo per frammenti. Perché è un luogo che resiste proprio grazie a chi lo porta con sé, anche da lontano.

Un tesoro
Come scrive The Tuscany in un reportage dedicato alla Calabria Grecanica, “questa regione è un tesoro per i viaggiatori curiosi in cerca di autenticità”. Ma non solo per i viaggiatori. Anche per chi, come me, figlio di radici mobili, ha scelto di non dimenticare. Di non lasciar cadere nel silenzio una lingua, una storia, una cultura che rischiano di scomparire. Raccontare la Calabria Grecanica da Bruxelles, da Anversa, da Liegi, è un modo per tenerla viva, per farla esistere nel mondo, per connetterla ad altri immaginari.

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Author: Nicola Priolo