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Un agente della Polizia penitenziaria è finito in manette a Crotone. L’accusa è grave: corruzione per introdurre telefonini cellulari in carcere. L’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile locale, con il supporto di un agente dello SCO sotto copertura.
Denaro in cambio di cellulari ai detenuti
L’agente della Polizia penitenziaria otteneva somme di denaro dai detenuti o dai loro familiari. In cambio, introduceva telefoni cellulari all’interno del carcere di Crotone. Inoltre, si faceva promettere compensi futuri per favorire le comunicazioni illecite.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Di conseguenza, l’agente è stato immediatamente arrestato. Le autorità hanno anche disposto un sequestro preventivo.
Le accuse: corruzione e falsificazione di atti
I reati contestati all’agente sono numerosi e particolarmente gravi. Tra questi figurano:
- Corruzione
- Rivelazione di segreti d’ufficio
- Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale
- Falsità ideologica in atti pubblici
- Accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti
l’indagine ha svelato un sistema consolidato di violazioni delle norme penitenziarie.
L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone. Tuttavia, il ruolo chiave è stato svolto dalla Squadra Mobile. Infatti, gli investigatori hanno utilizzato un agente dello SCO (Servizio Centrale Operativo) sotto copertura per raccogliere le prove.
Questa metodologia ha permesso di documentare le attività illecite.
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