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È stata una vera e propria giornata negativa per il progetto del Ponte sullo Stretto e per il suo principale sponsor politico, il ministro Matteo Salvini.
L’opera incassa infatti un nuovo stop da parte della Corte dei conti che, dopo aver già bocciato la delibera Cipess, ha respinto anche l’atto aggiuntivo, ovvero il contratto tra il ministero dell’Economia, il Mit e la società Stretto di Messina. Nel frattempo, il governo è stato costretto a rinviare al 2033 le risorse previste per quest’anno, segno evidente che dell’apertura dei cantieri, più volte annunciata dal vicepremier, non c’è ancora traccia.
Iter bocciato
L’opposizione, compatta dal Partito democratico al Movimento 5 Stelle fino ad Avs, chiede ora di destinare altrove i 13,5 miliardi di euro stanziati per il Ponte e di sbloccare le risorse congelate per Sicilia e Calabria: «Il governo si fermi».
Secondo i magistrati contabili, l’iter seguito dall’esecutivo Meloni per portare avanti il progetto non sarebbe conforme alle norme europee. Le motivazioni della bocciatura individuano tre criticità principali: la necessità di «fare una nuova gara perché sono cambiati i criteri, considerando che prima i costi erano a carico dei privati ora invece solo del pubblico»; l’assenza di certezze «che rispetto alla vecchia gara del 2005 i costi non salgano di più del 50 per cento», con stime giudicate troppo generiche; infine, l’impossibilità di prevedere «in queste condizioni alcun risarcimento» o penali a favore dei soggetti privati vincitori della precedente gara.
Reazioni politiche
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. La Corte dei conti, infatti, avverte che senza una nuova gara l’Italia potrebbe esporsi a una procedura di infrazione europea e a lunghi contenziosi civili. «Con le motivazioni depositate con la seconda delibera della Corte dei conti sul Ponte ormai è chiaro che Salvini e l’ad di Stretto di Messina Pietro Ciucci hanno fallito e dovrebbero trarne le conseguenze», afferma Angelo Bonelli di Avs. Per il Pd, come sottolinea il capogruppo in commissione Trasporti alla Camera Anthony Barbagallo, «non ha senso continuare a inseguire un’opera che rischia di consumare miliardi di denaro pubblico senza benefici chiari per le comunità». Sulla stessa linea il Movimento 5 Stelle con Sergio Costa: «Questo conferma quanto abbiamo sempre sostenuto: il Ponte così come concepito non si farà».
Il nuovo stop rappresenta un duro colpo per Salvini, che più volte aveva annunciato l’avvio dei lavori. Al contrario, la manovra di bilancio contiene un emendamento che rinvia di dieci anni, al 2033, i 780 milioni inizialmente previsti per il 2025. Uno slittamento che rende difficile immaginare una partenza dei cantieri anche nel prossimo futuro.
Le due bocciature
Le due bocciature della Corte convergono su un punto chiave: senza una nuova gara d’appalto l’opera non può andare avanti. Una prospettiva che, come ha ammesso lo stesso Salvini, significherebbe “addio avvio del Ponte” in questa legislatura. Nonostante ciò, il ministro delle Infrastrutture continua ad alimentare il confronto politico, richiamando una contrapposizione territoriale tra Roma e il Sud: «Perché c’è una metropolitana che va bene e un Ponte che va male?», ha dichiarato durante l’inaugurazione della stazione Colosseo-Fori Imperiali della metro C. Resta però il nodo centrale: il percorso scelto dal governo, fondato sul recupero di vecchi contratti e del progetto Eurolink, appare oggi privo di qualsiasi via libera da parte degli organi di controllo.
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