Bova – Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs”.

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I glossoma (la nostra lingua). Bova- Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs”
A cura di Clarissa Criseo, Orsola Modaffari, Giorgiana Petrache, Evelina Tuscano, Mariavera Ricci. Volontarie del Servizio Civile Universale presso la Pro Loco Bova Marina ETS secondo i Progetti ”Archeologia Industriale e Tradizioni artigianali in Calabria, Sicilia e Sardegna” e ”RiGenerazione di Comunità.”

Nel cuore della Calabria grecanica, Bova custodisce un tesoro unico: il Museo della Lingua Greco-Calabra, che racconta la storia della minoranza linguistica grecanica e della sua identità viva. Quando parliamo di lingua, parliamo del grecanico, la lingua che ancora oggi sopravvive nell’area Ellenofona, dove le parole antiche continuano a risuonare nelle conversazioni quotidiane, trasmettendo memoria e appartenenza.
Il museo deve la sua nascita agli studi del glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, che nel 1921 giunse in Calabria spinto dalla curiosità per questa lingua e cultura uniche. Rohlfs aveva incontrato calabresi nei campi di prigionia in Germania e fu affascinato dalla loro lingua grecanica, inizialmente considerata un dialetto “particolare”. Decise così di dedicare oltre 50 anni della sua vita a viaggiare, documentare e studiare la regione, scattando fotografie e raccogliendo testimonianze che hanno restituito dignità e identità a queste comunità.

Le immagini realizzate da Rohlfs tra il 1921 e gli anni ’50 non ritraggono solo paesaggi e persone, ma anche i costumi tradizionali e i momenti di vita quotidiana. Una foto iconica del 1924 mostra a Bova un costume agropastorale: ogni dettaglio, dai tessuti ai colori, racconta una storia di cultura, religione e appartenenza. Attraverso le fotografie, Rohlfs documentò le differenze culturali tra Calabria nord e sud, dimostrando che la regione non era un monolite, ma un mosaico di tradizioni vive e diverse.

La lingua grecanica si conserva anche grazie alla poesia. Tre figure emergono con forza:
Agostino Siviglia e Mastro Angelo Maesano di Roghudi, che hanno composto numerose poesie e testi che raccontano la vita della loro terra.
Bruno Casile di Bova, noto per la sua partecipazione al convegno di Trieste del 1964, dove Paolo Pasolini riconobbe il valore delle sue opere.
Questi poeti non hanno solo creato arte: hanno custodito la lingua e le tradizioni, trasmettendo emozioni, storie e memoria. Grazie al Circolo Culturale Apodiafazzi, le loro opere vengono ancora oggi pubblicate e condivise, mantenendo viva la cultura grecanica e offrendo strumenti per imparare il grecanico.

Visitare il Museo di Bova significa immergersi in un mondo dove la lingua, la poesia e i costumi si intrecciano per raccontare una storia di identità e resilienza. È un viaggio che mostra come la Calabria grecanica non sia solo un territorio, ma una comunità viva, custode di tradizioni millenarie e di un patrimonio culturale che continua a parlare oggi.

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Author: Ntacalabria Redazione J