Giovanni Alvaro su Saline J. (RC): una rigorosa valutazione ambientale

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saline joniche

Non si sono calmati neanche durante le feste di fine anno i professionisti del NO ad ogni costo e su ogni cosa, né si è calmata quella fetta di personale politico che, senza un minimo di riflessione, pensa sia corretto accodarsi, opportunisticamente, a quello che crede essere l’orientamento della maggioranza dell’opinione pubblica, e che, senza un briciolo di supporto scientifico, pontifica sui ‘danni’ dell’insediamento energetico di Saline Joniche. E’ un metodo scorretto e inaccettabile.

Si, è inaccettabile perché il metodo ‘falsa’ il dibattito e circoscrive i ragionamenti nel recinto del referendum del si e del no, e indebolisce quanti vogliono ‘ottenere’ per il territorio della zona jonica reggina, maggiori ricadute di quante già ne prevedono le leggi in materia. Ma è anche inaccettabile perché questa scelta opportunistica spinge molti cittadini a dire la propria sentendosi autorizzati a ‘improvvisarsi’ tecnici, ingegneri, economisti, medici e scienziati.

Nessuno certamente può pretendere (cosa, del resto, praticamente impossibile) che tutti possano avere conoscenze adeguate sull’argomento  per poter decidere serenamente e con cognizione di causa. Ma nessuno può usare questa oggettiva difficoltà di conoscenza per ostacolare processi di sviluppo al solo fine di pura e semplice speculazione politica. Chi decide allora? La collettività indubbiamente. Gli Stati, infatti, lungi dal farsi condizionare da campagne allarmistiche che causerebbero scelte senza alcun rigore scientifico, si sono dati regole precise stabilendo parametri, livelli di emissione di fumi e polveri, uso di sempre nuove tecnologie, valutazione dei territorio e del mare coinvolti, quantità di produzione.

Parametri, comunque, non lasciati alla libera interpretazione, magari interessata al SI o al NO di un determinato insediamento, ma alla valutazione di organismi tecnici che rispondono delle scelte operate non solo alla propria coscienza ma anche dinanzi alla legge. E’ quello che praticamente fa la Commissione di Valutazione dell’Impatto Ambientale per concedere, con o senza prescrizioni,  il nulla osta della cosiddetta VIA. Valutazione che non è mai superficiale ma risponde alle prescrizioni determinate dalle leggi.

E’ ormai notorio che i parametri italiani sono i più rigorosi del mondo e impongono la non concessione della VIA a insediamenti che, magari, in altri Paesi (e si parla di paesi occidentali non certamente del terzo o quarto mondo) sarebbero valutati positivamente. Esprimere forti perplessità e conseguenti atteggiamenti negativi per le scelte di una Commissione, formata da tecnici e scienziati, sol perché il Governo del momento è rosso o nero, non può essere accettato: sarebbe un insulto alla professionalità ed alla coscienza di chi è preposto alla salvaguardia del bene comune qual è l’ambiente e la salute dei cittadini.

Del resto basta un semplice riscontro per capire la serietà e l’impegno della Commissione che concede la VIA al progetto della centrale a carbone di Saline, apprezzandone tecnologia e scelte di ultima generazione (sfruttando i progressi conseguiti nel settore da Paesi come Germania e Giappone), e rifiutando la concessione al progetto di riconversione della centrale di Rossano (CS) “presentato nel 2005, integrato nel 2010  ma non ritenuto adeguato ai vincoli ambientali previsti dalle leggi”. La scelta negativa su Rossano costringe l’azienda interessata, se vuole realizzare la riconversione a carbone, a ripartire da zero ripresentando una richiesta ex novo.

La si smetta, quindi, di continuare a sparare a palle incatenate sulla centrale di Saline Joniche e si occupi il tempo per aprire tavoli di concertazione, di discussione e trattativa al fine di ‘usare’ l’occasione che la centrale offre alla zona grecanica per il suo sviluppo. Ripetere, in modo ossessivo, che “l’area ha vocazione turistica” è una banalità che dimostra che non si ha la minima idea di cos’è il turismo che viene confuso con l’uso delle seconde case nel periodo estivo. Gli investimenti creano insediamenti e infrastrutture e solo con essi si cambia il volto di un territorio che può e vuole diventare zona turistica. Il resto sono chiacchiere senza costrutto.

Giovanni ALVARO

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Author: Consuelo

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