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Tentativo di introduzione illegale di telefoni cellulari nel carcere di Rossano, sventato grazie alla prontezza della Polizia penitenziaria. L’episodio è avvenuto domenica 16 giugno, quando un drone, impiegato per trasportare 20 dispositivi, ha interrotto il volo per cause tecniche, facendo cadere un secchiello con il carico nei pressi della portineria del penitenziario.
Il recupero da parte degli agenti è stato immediato. Ma non finisce qui: nella giornata successiva, un ulteriore smartphone è stato trovato nascosto in un contenitore all’interno dell’istituto di pena.
Un fenomeno in crescita: “Servono schermature e più risorse”
A commentare l’accaduto sono stati Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Francesco Ciccone, segretario regionale del sindacato della polizia penitenziaria.
“È sempre più impellente la necessità di schermare gli istituti penitenziari per rendere inutilizzabili i cellulari introdotti illegalmente. Il reato introdotto nel codice penale non è sufficiente come deterrente”, si legge nella nota congiunta.
I sindacalisti hanno espresso solidarietà e apprezzamento agli agenti del carcere di Rossano, sottolineando le difficoltà operative legate alla carenza di mezzi e personale, ma anche l’efficacia della loro azione costante di contrasto all’illegalità.
Sicurezza nelle carceri: una sfida sempre più tecnologica
L’uso di droni per introdurre oggetti proibiti nelle carceri italiane è un fenomeno sempre più frequente e difficile da controllare, soprattutto in assenza di barriere elettroniche. I telefoni cellulari sono tra i dispositivi più ambiti dai detenuti perché consentono contatti con l’esterno, spesso per scopi illeciti.
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