Il telaio di Penelope un’arte antica che ancora vive

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A cura di Clarissa Criseo, Orsola Modaffari, Giorgiana Petrache, Evelina Tuscano, Mariavera Ricci. Volontarie del Servizio Civile Universale presso la Pro Loco Bova Marina ETS secondo il Progetto ”Archeologia Industriale e Tradizioni artigianali in Calabria, Sicilia e Sardegna”

C’è un filo che lega passato e presente, e che ancora oggi, intrecciandosi sul telaio, racconta la storia di un territorio e delle donne che lo hanno custodito.
Abbiamo incontrato una signora che da oltre trent’anni lavora con il telaio, una passione tramandata in famiglia, dalle zie prima di lei. “È un’arte che mi piace – ci confida – perché paziente e silenziosa, con una tradizione antica ma sempre capace di rinnovarsi in forme moderne”.

DAL FILO AL TESSUTO 🧶
Il telaio accompagna l’intero percorso: dal filo semplice al tessuto finito, trasformando la materia in bellezza e tradizione. L’ordito è la base di tutto, il corpo dei punti da cui prende forma il lavoro.
Ci sono passaggi precisi e complessi:
• l’orditura, ovvero la disposizione ordinata dei fili;
• l’imbogghjatura, con l’avvolgimento del filo sul subbio;
• il passaggio, che permette al disegno di emergere;
• e infine la tessitura, il momento in cui il telaio prende vita e i fili diventano trama.

“Per preparare un telaio – racconta – possono servire giorni interi: dal calcolo dei fili (che vanno da 20 a oltre 1000) alla loro disposizione e annodatura. È un lavoro di pazienza e precisione, ma quando finalmente il tessuto prende forma, è una soddisfazione immensa”.

I DISEGNI E I SIMBOLI ♦️
Ogni tessitura custodisce disegni che richiamano la tradizione bizantina e grecanica: l’ “Occhio di pernice”, il “Cielo stellato”, la “Principessa” o la “Pittella”. Motivi che non sono soltanto decorazioni, ma veri segni identitari, capaci di raccontare una storia e trasmettere appartenenza.
“Un disegno ne richiama un altro – spiega – e così, filo dopo filo, il telaio diventa memoria. Ciò che creiamo oggi nasce dalle mani di chi lo ha fatto prima di noi”.

UN PATRIMONIO CHE RESISTE
Il telaio non è soltanto uno strumento di lavoro, ma un simbolo di cultura materiale, di radici e di comunità. Ogni colpo di pedale e ogni battuta di pettine custodiscono la voce delle generazioni passate, un’eredità che continua a vivere grazie a chi, come lei, ancora oggi dedica tempo e amore a quest’arte antica.
“Il telaio è come la vita – conclude – serve pazienza, dedizione e coraggio. Ogni tessuto è unico, come unica è la storia che porta con sé”.

È possibile osservare, grazie alle foto 📷 della volontaria Clarissa Criseo, i bozzoli ed il filo da baco da seta con cui sono state realizzate delle preziose sciarpe. Un’antica navetta che contiene il filo di trama, in questo caso di ginestra, e che viene fatta passare tra i fili dell’ordito nel telaio, chiamata anche spoletta. Un antico fuso e la conocchia: il fuso si usava per la torcitura delle fibre da filare sostenute dalla conocchia.

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Author: Ntacalabria Redazione J