Strage di via D’Amelio, 28 anni dopo. Era il 19 luglio 1992

Strage di via D’Amelio

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Strage di via D’Amelio, 28 anni dopo: Paolo vive e lotta insieme a noi.

19 luglio 1992 – Cosa Nostra non arretra. Violenta esplosione nel cuore di Palermo annienta il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.

L’estate ha preso oramai il decollo e la movida palermitana è più che avviata: spiaggeaffollate, graniterie prese d’assalto… Qualcuno preferisce il calore di casa, per non farsi mancare una porzione di pasta alla norma… Qualche altro, invece, opta per un pòdi frescura, dedicandosi ad un pic nic tra le vallate intorno imperanti. Ma, quella del 19 luglio 1992, non è una domenica qualsiasi… E’ una domenica dannata, che registrerà una delle pagine più amare della storia del Bel Paese e che verrà ricordata come la “Strage di via D’Amelio”.

Sono passati solo 57 giorni dall’eccidio di Capaci, eppure, la mafia stragista ha decisodi colpire ancora, in maniera sempre più eclatante. Stavolta, a rimanere vittima di unefferato attentato dinamitardo, è uno dei magistrati più impegnati nella lotta a Cosa Nostra: Paolo Borsellino. Nato e cresciuto nel capoluogo di Trinacria, Borsellino era alquanto temuto dai padrini siciliani: non solo, come Falcone, aveva cominciato acombattere il fenomeno mafioso tramite l’impiego dei pentiti, ma riusciva acomprendere, già solo attraverso lo sguardo, quelli che erano uomini affiliati alla mala pianta.

Quel 19 luglio di 28 anni fa, Paolo era riuscito a ritagliarsi del tempo per sé e per la sua adorata famiglia, decidendo di trascorrere la giornata alla villa a mare presso Villagrazia di Carini. Dopo aver sentito telefonicamente la figlia Fiammetta (in vacanza a Bali, ndr), fatto un bagno e guardato in Tv una tappa del Tour de France, Borsellino, accompagnato dai suoi fedelissimi angeli custodi, guidati dal capo scorta Agostino Catalano, si dirige alla volta di Via Mariano D’Amelio, in cui risiede l’anziana madre e la sorella Rita.

Sono le ore 16:58, l’ora della morte, l’ora del terrore. “Boooom” … Una fitta coltregrigia incombe su tutta la città. I centralini di emergenza cominciano a non averesosta: “Un agguato nel cuore di Palermo… Qualcuno è saltato in aria”… La scenache si ritrovano i primi ad accorrere sul posto è a dir poco drammatica. Un teatro del crimine, un vero e proprio massacro. Si respira un’atmosfera da far west. Vi sono brandelli di carne sparsi dappertutto, decine e decine di feriti, auto dilaniate dalle fiamme. Sarà ricordata per sempre come la Strage di via D’Amelio.

L’esplosione di una Fiat 126 imbottita di circa 90 kg di tritolo è stata fatale per il giudice Borsellino e per cinque agenti della scorta:

  • Agostino Catalano,
  • Walter Eddie Cosina,
  • Emanuela Loi (prima poliziotta a cadere per mano della barbarie
    mafiosa, ndr),
  • Vincenzo Li Muli,
  • Claudio Traina.

L’unico che riesce a scampare alla strage, poiché intento a parcheggiare, è il poliziotto Antonio Vullo. Dopo Capaci, il destino di Borsellino era scritto. Sapeva bene che la sua vita sarebbe stata messa in ginocchio da Cosa Nostra che, aveva già intrapreso la sua guerra contro le Istituzioni. Quel 23 maggio 1992, Paolo non aveva perso solo un collega, ma anche e soprattutto un amico e da quel giorno non riusciva più a sorridere.

La frase che ripeteva frequentemente, come un martello pneumatico, era “Ora tocca a me”, ma nonostante ciò il giudice non ha mai fatto un passo indietro, anzi, con coraggio e tenacia ha cercato – sino all’ultimo istante – di porre l’accento sul senso dilegalità e sul contrasto alla criminalità organizzata. Il sacrificio di Borsellino e degli altri servitori dello Stato, caduti nell’adempimento del proprio dovere, non deve rimanere vano.

Il patrimonio valoriale che ci hanno lasciato, deve essere interiorizzato dai più, così da poter essere trasferito alle nuove leve, sempre più sedotte dai facili guadagni. Bisogna fare memoria quotidiana di chi ha speso la propria vita per piegare il malaffare ed il loro ricordo non deve limitarsi, di certo, al giorno degli anniversari di morte. Paolo ed i suoi ragazzi non sono andati via… Loro vivono e lottano insieme a noi.

E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti. (Paolo Borsellino)

Maria Luisa Rossello

Giornalista pubblicista

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Author: ntacalabria