Bagaladi, Monorchio sulla decisione di non far suonare le campane

Monorchio

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Le campane tacciono ma pure ‘e pullece tenene ‘a tosse.

Santo Monorchio, sindaco di Bagaladi, interviene con un post su Facebook per fare chiarezza sulla vicenda delle campane della chiesa di San Teodoro.

La decisione di non fare suonare le campane da tarda sera e fino alle 8 del mattino, adottata cautelativamente dall’Arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria Bova Monsignor Fortunato Morrone a seguito di motivati esposti da parte di un cittadino che ritiene violato il suo diritto alla quiete, merita di essere rispettata e non criticata cosi aspramente per come sta avvenendo sui social , sopratuttu da “forestieri” uno dei quali, ieri sera , con un commento poco garbato mi ha richiamato l’espessione “pure ‘e pullece tenene ‘a tosse” che ho riportato nel titolo.

Avevo scelto il silenzio per assoluto rispetto dell’autodeterminazione della Chiesa consapevole di quanto delicata e controversa sia la questione dell’inquinamento acustico prodotto dalle campane delle Chiese e quante sono nel nostro paese le controversie in atto incardinate nei Tribunali.
Situazione che bisogna evitare.

L’art. 2 della legge 121/1985 che ha ratificato gli Accordi di Villa Madama, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede di modifica del Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, recita: “La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”.
In ossequio a questo riconoscimento, in materia di violazione dei limiti della normale tollerabilità dell’inquinamento acustico prodotto dalle campane, soprattutto se collegato alle funzioni liturgiche, i comuni (enti competenti alla regolamentazione dell’inquinamento acustico), le autorità di controllo (Arpa, ASP, ecc.) e la giurisprudenza italiana, sono molto tolleranti.

Nell’ambito delle funzioni liturgiche si applica la regolamentazione del vigente diritto concordatario, ai sensi della quale la Chiesa Cattolica è autorizzata al superamento della soglia della normale tollerabilità anche in assenza di specifiche disposizioni emanate dall’autorità ecclesiastica.
Quando il suono delle campane non è collegato direttamente a funzioni liturgiche – come ad esempio lo scandire delle ore-, la Chiesa è obbligata a rispettare i limiti di legge (art. 844 c.c.).

Una importante sentenza di Cassazione (n. 2316 del 1998) ha stabilito: “…il rumore prodotto dal suono delle campane di una chiesa, mentre al di fuori del collegamento con funzioni liturgiche può dar luogo al reato previsto dall’art. 659 c.p. non diversamente da quello prodotto da qualsiasi altro strumento sonoro, nell’ambito delle funzioni liturgiche – la cui regolamentazione, nel vigente diritto concordatario, è riconosciuta alla Chiesa cattolica – integra il predetto reato solo in presenza di circostanze di fatto che comportino il superamento della soglia della normale tollerabilità e in assenza di specifiche disposizioni emanate dall’autorità ecclesiastica intese a recepire tradizioni e consuetudini atte a meglio identificare, in relazione alla non continuità del suono e al suo collegamento con particolari “momenti forti” della vita della Chiesa, il limite della normale tollerabilità”.
Si capisce che si può persino sconfinare in reati penali.

Con la circolare n. 33 del 2002 la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) preso atto della giurisprudenza che si è formata in materia di intollerabilità dell’inquinamento sonoro delle campane , ha suggerito ai vari vescovi di dare una regolamentazione di natura ecclesiastica alla materia, stabilendo che sia opportuno che ciascun vescovo decreti una sorta di regolamento per l’uso delle campane nelle varie parrocchie, predisponendo un fac-simile di decreto vescovile.

La vicenda che in atto coinvolge la Chiesa di San Teodoro, va quindi inquadrata con molta serietà e avendo molto rispetto delle equilibrate e non semplici valutazioni dell’Arcivescovo.
Sono stato costretto a rompere il silenzio di cui ho detto a seguito di invasivi e poco lusinghieri commenti, esterni alla Comunità Bagaladese, che hanno finalità ben diverse dalla tutela della nostra tradizione religiosa che ben conosco in quanto mi sono cresciuto accanto ad una mamma che tutte le mattine aspettava il suono della campana per rivolgere, con il segno della croce e una preghiera, il primo dei triplici saluti gionalieri alla Vergine Maria.

Di quel rituale mi sono ricordato, quando mi giunsero, un paio di anni fa, i primi esposti orali e scritti da parte del cittadino che ancora oggi ritiene le immissioni sonore della campane della Chiesa di San Teodoro ben oltre la soglia della “normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi”.
Nonostante la reiterazione dei Suoi esposti mi sono assunto la responsabilità di non intervenire.

Quanto detto spero serva a far mantenere la calma ed il contegno, sopratutto nei confronti dell’Arcivescovo, nella certezza che ne verremo fuori con una soluzione condivisa.

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Author: Francesco Iriti

Storico Direttore di www.ntacalabria.it, ed ideatore insieme a Nino Pansera della testata ntacalabria.it, é giornalista pubblicista dal 2008. Laureato in Scienze della comunicazione, ha di recente pubblicato il libro " E' un mondo difficile". Ecco il link per acquistarlo http://amzn.to/2lohl4U. Lavora come Digital Marketing Manager in Irlanda.