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L’allattamento tra cuore e cultura
Il latte materno è un alimento prezioso perché contiene i nutrienti necessari in grado di garantire la sopravvivenza anche ai bambini nati in condizioni difficili.
L’UNICEF e l’OMS stimano che se tutti i bambini fossero allattati esclusivamente al seno nei primi sei mesi di vita, ogni anno si salverebbe la vita di circa 1,5 milioni di essi.
Ogni donna ha un modo particolare di porgere il seno al proprio neonato. Ognuna lo fa seguendo quelle che sono le modalità e le tradizioni delle proprie radici culturali.
Società multietnica
In una società multietnica come la nostra, dove ogni giorno siamo a confronto con altre culture, nonostante le differenze più o meno profonde, è molto importante essere consapevoli che esistono mille diversi modi per crescere bene un bambino.
Per le famiglie magrebine di origine musulmana, l’allattamento al seno possiede un fondamento religioso, e i rituali sono diversi, uno di questi è il Tahaneek.
Subito dopo la nascita e prima della prima poppata uno dei genitori strofina sul palato del neonato un pezzo di dattero ammorbidito, per regalargli e garantirgli tanta dolcezza nella vita.
I bambini sono allattati a richiesta e la mamma si dedica interamente al suo neonato, il quale dorme nel suo letto per almeno tutto il primo anno di vita.
Se una mamma non può allattare, preferiscono che dell’alimentazione del neonato se ne occupa una balia, piuttosto che somministrare latte animale.
Le donne musulmane
Le donne musulmane tendono a protrarre l’allattamento sino ai due anni del bambino, e sono fermamente convinte che essere allattati sia un diritto d’ogni neonato.
L’allattamento materno nelle società africane, oltre ad avere un valore culturale inestimabile, è una necessità biologica, perché difficilmente i neonati arrivano in buona salute all’età di un anno se sono allattati artificialmente.
In attesa della montata lattea, sono somministrate tisane, o latte maturo di un’altra donna.
Africa
In Africa il neonato vive in simbiosi con la madre per molto tempo che lo allatta a richiesta e lo porta legato sulla schiena con uno scialle.
In Africa il seno non è considerato solo come erogatore di cibo, ma anche come il miglior oggetto consolatorio del bambino, dunque il seno è sempre a completa disposizione del bambino.
India
In india subito dopo la nascita il neonato non viene attaccato al seno ma gli viene somministrato uno sciroppo di nome ghee, fatto con burro mescolato al miele.
Dal quarto giorno in poi la mamma inizia ad allattare il neonato.
di allattare la donna fa un bagno purificatore, indossa abiti puliti e di colore bianco, si siede guardando ad est, tenendo il bambino sdraiato verso nord, il primo seno che porge, è quello destro, ma solo dopo aver eliminato le prime gocce di latte che non devono essere offerte al bambino. In questo periodo vive in casa della madre, che la aiuta a mettersi in forza per favorire l’allattamento. Il neonato è tenuto in braccio per gran parte del tempo ed è allattato a richiesta.
Per le mamme Rom, la gravidanza è un avvenimento assolutamente naturale, ed è sempre accolta bene, perché è proprio nei suoi bambini che la donna trova lo scopo della sua vita.
Per qualsiasi gruppo rom l’arrivo del neonato è atteso con grande entusiasmo da parte di tutti gli abitanti del campo.
L’allattamento al seno
L’allattamento al seno è la normale forma d’alimentazione, ed è protratta sino ai 3 anni.
Anche le donne cinesi non riconoscono il valore nutritivo del colostro e il neonato è nutrito con delle bevande fatte con erbe cinesi fino a quando alla madre non arriva la montata lattea.
La salute del bambino è molto importante di conseguenza l’allattamento dura allungo.
Credono che un’alimentazione a base di riso e zuppa aumenti la produzione di latte.
Alla puerpera è regalata una statuina davanti alla quale si prega per ottenere una maggiore produzione di latte. Credono fortemente che l’odore della mamma, la sua voce, il contatto fisico che il bambino percepisce lo rende forte e speciale.
Va garantito il rispetto dei valori e della cultura di ciascuna donna che allatta.
Bisognerebbe entrare in punta di piedi con rispetto e capacità di ascolto:
se tutte le donne sono tra loro diverse, ce ne sono alcune ancora più diverse;
imparare a stare accanto a chi non ha voce, a chi non comprende,
a chi ha negli occhi mondi e affetti lontani, costituisce un’occasione unica
di apprendimento e verifica nel prendersi cura della donna.
Articolo a cura della dott.ssa Ostetrica Nancy Alati
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