Saro Azzarà, dalla centrale del carbone alla politica centrale del lavoro

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saro azzarà

Il progetto della Sei che vedrebbe una centrale a carbone a Saline Joniche, con soldi privati, fomenta un ampio dibattito. Ci siamo rivolti a Saro Azzarà, imprenditore della zona ed ex politico che ha fatto una disamina della situazione a 360°.

Il Progetto della centrale a carbone che la Sei dovrebbe costruire nell’area dell’ex Liquichimica a Saline Joniche ha dato vita ad un’ampia discussione che vede contrapposti due fronti: il no e il si. Quale è la sua visione?

Mi viene in mente una frase di Luigi Einaudi, “nella vita delle nazioni, di solito, l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile”. Se la Sei dovessi arrendersi e mandare tutti quanti a fare il bagno, gli ingenui sostenitori del no si porterebbero per tutta la vita un grosso peso sulla coscienza e i fomentatori, gli ideologi di professione, saranno odiati dalla maggioranza dei cittadini che con disperato e religioso silenzio attendeva, da ventenni, che lì, in quel luogo qualcosa avvenisse qualcosa.

Lei è uno degli imprenditori più conosciuti nella zona per la sua voglia di contribuire alla crescita di un territorio più volte bistrattato dalle decisioni prese direttamente dall’ ”alto”. Come reputa la questione del progetto della Sei?

Neanche nelle repubbliche popolari si decide dal basso e poi non interessa da quale longitudine e latitudine vengono prese le decisioni purchè si decida. Cosa che purtroppo non si fa. E quando c’è qualcuno che decide, tutti gli vanno addosso.

Il popolo del no si scaglia contro l’ingente utilizzo di soldi privati per la rivitalizzazione di un’area dove ormai vige la povertà con la prerogativa dei danni che comporterebbe il carbone. Quali sono i motivi?

Ma quale popolo del no. Un’esigua minoranza, lo 0,8%, che come al solito, avendo la pancia piena, riesce a far rumore. Ed è l’unica cosa che sa fare bene. In tutte le manifestazione ho visto e, purtroppo, continuo a vedere sempre le stesse facce improduttive. Ci lamentiamo quando le industrie italiane delocalizzano in Croazia, in Cina, ecc. Poi quando c’è qualcuno che con i soldi della propria tasca vuole localizzare qui la sua industria, gli diciamo di no. Assurdo.

La sei ha parlato di sviluppo dell’area e di nuovi posti di lavoro. Perché non sfruttarli?

Appunto perché non dare la possibilità di sfoltire il pericoloso esercito dei disoccupati. Ai nostrani politici del “no” piace questo stato di cose. Hanno necessità di coltivare il bisogno della gente come forma di garanzia per le prossime elezioni. La borghesia ingorda e dissidente è tanta miope che non riesce a vedere che il rischio, il serio e vero pericolo che corre la nostra società non è la centrale ma la disoccupazione.

Nella riunione tenutasi a Saline Joniche circa un mese fa c’erano molti politici che hanno dichiarato il proprio “no” alla centrale a carbone e lo sviluppo dell’area. Si tratta degli stessi politici che da molti anni promettono e non mantengono. Come vede questa situazione?

Nella sua domanda c’é la risposta: promettono e non mantengono. Ha mai conosciuto un politico che raccoglie il consenso elettorale senza promettere posti di lavoro, la classica sistemazione? Quindi vedo la situazione messa male, molto male. Ci sono molti politici e pochi sono coloro che si interessano della politica nel senso più nobile della parola. Ho ingrandito le foto del sito web www.ntacalabria.it è non ho visto disoccupati, ma solo i miei benestanti amici, gli aspiranti e i politici di primo “pelo” in cerca di vetrina, politici in odore di naftalina e politici di prossima rottamazione. Mi dispiace e non capisco in quel contesto la presenta dell’onorevole Aloi, uomo di grande cultura e di impegno politico e sociale.

Il Ministero dell’Ambiente ha dato il suo parere positivo mentre comuni, provincia e regione hanno votato contro la centrale a carbone. A suo avviso come bisogna carpire queste diverse posizioni?

Il fatto che mi indigna di più é che organismi prettamente politici esprimono pareri tecnici di tale levatura  noncuranti delle decisioni del massimo organo tecnico nazionale che è composto da circa 30 esperti.

Il consigliere di qualsiasi livello istituzionale dovrebbe votare, almeno così era ai  miei tempi, secondo, l’inscindibile binomio  conoscenza e coscienza. Siamo sicuri che così è stato?

Secondo Lei?

No. Spero di sbagliarmi ma quei pochi politici che conosco sono senza conoscenze tecniche e normative e hanno votato, secondo me, con imperdonabile irresponsabilità. Anzi in alcuni soggetti politici trovo ambiguità che poi è una forma di cialtroneria.

Perché ….

Potrei accettare dai consessi locali e regionali una scelta politica di fronte a delle alternative: o questa o quella. Nel caso di specie tra la centrale o nulla, i politici hanno scelto …. nulla. Complimenti!

Secondo lei la centrale a carbone nuoce alla salute oppure no?

Beh, la domanda è troppo generica e per cui rispondo che tutto nuoce: l’acqua che beviamo, la frutta coltivata con prodotti chimici e trattata con fitosanitari a perdere, i prodotti con i vari conservanti, la carne, le auto, anche le medicine hanno effetti collaterali ma si tratta di scegliere o tenersi il cancro della disoccupazione o ingoiare la pillola.

Si ma i sostenitori del si sostengono che la centrale a carbone produce…

Senta, pur avendo visto in lungo e in largo il progetto cartaceo e quello informatico depositato sul sito web del ministero, mi dichiaro, perché lo sono, un grande ignorante e per cui non entro nel merito tecnico. Però non ho mai visto migrazione dalle città industriali del nord verso il nostro sud.

Anzi assisto all’inarrestabile fuga dei giovani da qui verso l’inquinato nord.

Negli ultimi tempi la Sei ha iniziato la sua campagna propagandistica nella quale si “scaglia” contro le presunte denigrazioni subite. A cosa si ……

Il gossip non è uno sport che mi appassiona. Comunque i professionisti del No centrale, no ponte, no tav, no eolico sono anche bravi a fare inquinamento. In questi casi mi attengo alla saggezza cinese che recita che “se un uomo dice una cosa falsa, cento stolti la ripeteranno come vera”.

Qualora il progetto della Sei non venisse messo in moto, quale futuro si aspetta per l’area dell’ex Liquilchimica?

Quel luogo è nato grazie anche alla mia partecipazione del ’70 per “Reggio capoluogo e industrializzazione della provincia”, e se malauguratamente questa opportunità verrà persa rimarrà per altri 40 anni con lo stesso degrado.  E per naturale conseguenza anche le OGR faranno la stessa fine.

Molti parlano che lo spazio di Saline va dedicato a strutture compatibili con la vocazione turistica del territorio.

Due frasi celebri coniano il mio pensiero: “Non ti curar di loro ma guarda e passa” e “Se puoi perdonali perché non sanno quello che dicono”. La ricetta non è più proponibile, il mondo è totalmente cambiato. Veda, quando mi sono interessato di politica, cioè 43 anni fa, ero tra i più accaniti sostenitori dello sviluppo turistico. Allora aveva senso perché c’erano tutte le condizioni per portare avanti una politica di sviluppo turistico ma adesso che senso ha visto che non c’è quel mare e nè la spiaggia, non ci sono i soldi pubblici e nemmeno quelli privati e per di più c’è una forte concorrenza nazionale e internazionale ad esempio come la Spagna, la Tunisia e le storiche località italiane? A meno che i nostrani politici non identificano come turista il vicino di casa e le sempre meno targhe straniere estive.

Provo ribrezzo quando si vuole turlupinare un popolo bramoso di occupazione in cambio di un impossibile e comunque costoso turismo. Basta pensare alle tariffe aeree e alle condizioni viarie della nostra Provincia e all’assenza delle strutture e infrastrutture. Gli investimenti turistici, per il saldo negativo del settore, sono fermi in tutto il mondo. Anche la vicina Taormina, che ha una sua ricca storia turistica, soffre del “mordi e fuggi”.

Lascio ai lettori del Suo giornale mettere sulla bilancia del buon senso da una parte il vietare di fare occupazione certa e immediata e dall’altra parlare, badi bene solo parlare, di turismo.

Prima mi raccontava della sua partecipazione ai famosi moti reggini. Cosa è cambiato da allora?

Ieri, che stavamo meglio di oggi, lottavamo per avere, oggi, che stiamo peggio di ieri, si manifesta per rifiutare. Chi ha buona memoria  sa che i nemici, di ieri e di oggi, della nostra terra sono sempre gli stessi: la mafia e i così detti politici che non si interessano di politica.

Ci può fare qualche nome ?

Non mi va di fare, in questa occasione, i nomi ma sono, ripeto, gli stessi che hanno detto No all’eolico sullo stretto, No al Ponte e adesso NO alla centrale.

Non sono certamente i disoccupati i quali sono disposti a fare qualsiasi cosa pur di portare a casa il minimo di sostentamento economico pur di non buttare al macero la loro la loro vita, la loro dignità di cittadini.

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Author: Francesco Iriti

Storico Direttore di www.ntacalabria.it, ed ideatore insieme a Nino Pansera della testata ntacalabria.it, é giornalista pubblicista dal 2008. Laureato in Scienze della comunicazione, ha di recente pubblicato il libro " E' un mondo difficile". Ecco il link per acquistarlo http://amzn.to/2lohl4U. Lavora come Digital Marketing Manager in Irlanda.

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