Mons. Morosini in visita alla Parrocchia S. Maria Odigitria

Giuseppe Fiorini Morosini

Questo post é stato letto 34020 volte!

di Fortunato Mangiola

L’Arcivescovo, nel suo giro di conoscenza della diocesi, è giunto nella Parrocchia  Santa Maria Odigitria. Il parroco, Don Pasqualino Catanese, ha manifestato la gioia della comunità per la presenza dell’Arcivescovo in una parrocchia che si appresta a celebrare il quarto centenario della sua esistenza, evidenziando che pur con un’età così riguardevole, le sue rughe non si scorgono ancora.

L’Itria si segnala in primis per le vocazioni religiose di ambo i sessi, sorte e coltivate nel suo seno. Si rammentano al presente quelle femminili, nelle persone di Suor Noemi Vilasi e Suor Giovanna Caruso. Vocazione anche al maschile nella persona di Don Domenico Morabito, parroco di Gallina e direttore dell’Ufficio tecnico della Curia nella qualità di ingegnere.

Un aiuto considerevole viene da Don Jean François Uwayezu, il giovane viceparroco originario del Ruanda, che con la parrocchia ha un legame particolare, perché l’Itria è stata quasi la sua seconda famiglia nel periodo degli studi in seminario. In sintesi i numerosi interventi. La missionarietà è una costante della vita della parrocchia. Va ricordata l’epica figura di Padre Battaglia, il gesuita missionario per lungo tempo in Sri Lanka, dove ha fatto sorgere il villaggio “Itriagama”, perché costruito col contributo dei parrocchiani dell’Itria.

La carità si estrinseca sul triplice fronte dell’assistenza nascosta, del centro di ascolto e della preparazione della cena al centro di accoglienza “San Gaetano Catanoso”. Altra forma di carità molto apprezzata è la distribuzione dell’Ostia consacrata a casa degli ammalati per opera dei ministri straordinari della Comunione nei giorni festivi. In un’ipotetica scaletta segue la formazione.

Don Pasqualino cura personalmente la catechesi ai cresimandi e agli adulti. Azione Cattolica, Scout e Oratorio preparano i ragazzi alla prima Confessione e alla prima Comunione, in aggiunte alle altre attività. Con l’arrivo di Don Pasqualino ha ripreso vigore il cammino del Gruppo Famiglia, che aveva caratterizzato una sezione dell’AC degli anni Ottanta anche all’Itria. La preghiera occupa un posto di rilievo non solo come impegno individuale, ma anche come espressione comunitaria.

Fondamentali sono considerati l’Adorazione Eucaristica perpetua e le funzioni religiose. La chiesa rimane sempre aperta per la presenza costante dei fedeli davanti al SS. Sacramento esposto sull’altare. Ben curate le Sante Messe festive con i celebranti e il diacono circondati da accoliti, ministranti e i giovanissimi aspiranti, con accompagnamento musicale di organo e coro.

L’edificio si presenta a tre navate, adorne le laterali di vari altari, mentre  quella centrale si distingue per l’ampiezza e per gli affreschi che rimandano alla tradizione dell’arrivo dell’Odigitria in Italia. Il culto della Madonna Odigitria è stato evidenziato essere pervenuto a Reggio attraverso i monaci basiliani, che hanno scritto in Calabria una storia millenaria e tanti dei quali hanno raggiunto le vette della santità. Si ricordano, tra gli altri, San Leo di Bova, Sant’Arsenio ad Armo, San Cipriano di Reggio e San Gerasimo di San Lorenzo.

La chiesa e la canonica sono state sempre curate da ogni parroco. Don Pasqualino ha apportato alcune migliorie, tra cui l’apertura delle finestre (nel passato chiuse ermeticamente), le lampade per il riscaldamento, il recupero del fonte battesimale, l’ambone adorno dei simboli degli evangelisti e ha in animo di ricollocare in chiesa la statua lignea dell’Odigitria, di pregevole fattura. L’assemblea ha ammirato l’attenzione dell’Arcivescovo e la sua diligenza a prendere appunti durante i numerosi interventi.

Dal salone il trasferimento in chiesa gremita di fedeli, dove l’Arcivescovo ha celebrato la Santa Messa. All’omelia il Presule, commentando le letture del giorno, ha evidenziato la centralità della persona di Gesù. Non bisogna prestare fede ai falsi profeti di ieri e ancor più di oggi, ha proseguito Padre Giuseppe e si è chiesto: come si riconoscono i falsi profeti? Il criterio è uno e uno solo, ha sentenziato: tutto quello che viene detto non in sintonia col Vangelo e con l’insegnamento della Chiesa è opera di falsi profeti. Se non si vuole cadere nell’errore, occorre attingere la verità alla buona novella del Vangelo, che racchiude l’insegnamento di Gesù, perché Gesù è la buona novella.

Il Figlio di Dio  si è fatto uomo per la nostra salvezza, indicandoci anche la via con l’esempio e la parola. Il Presule ha concluso, chiedendo l’aiuto della Madonna, perché indichi a tutti la strada maestra del cielo, come recita la scritta dell’arco che delimita il presbiterio: “S. Maria Odigitria coeli iter para tutum” (Santa Maria Odigitria, mostra la via sicura del cielo). Al momento del congedo ai tanti doni in natura è stato unito il volume sulla storia della parrocchia.

Questo post é stato letto 34020 volte!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *