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Su Reggio si abbatte un’altra pioggia di milioni, che si moltiplicano miracolosamente con un curioso fenomeno: dal tre per due dei 250 milioni di euro dell’incontro tra l’allora Sindaco di AN e l’Assessore regionale all’Urbanistica dei Comunisti Italiani, per ribassare la stazione centrale e creare una strada litoranea sino all’aeroporto, ai 300 milioni di oggi, che dovrebbero servire solo per l’interramento della stazione centrale.
La mia sensazione è che alla prima perizia di stabilità idrogeologica il progetto sarà solo un ricordo. Ma non bisogna disperare. L’insostituibile ruolo dell’Università in questa città potrà magari trovare il modo di convalidare qualunque follia urbanistica. Salvo poi a vedere cosa c’è scritto nel nuovo Piano di Sviluppo Urbano che (ora si capisce perché) è stato consegnato e mai approvato dal Consiglio Comunale.
Ma i milioni sono “per Reggio”? O si spendono in calcestruzzo e tondino acquistati a Brescia? O in tecnologie prodotte al Nord? E quando vanno in banca restano qui o prendono il volo con la velocità dell’elettronica per essere “investiti” sui grandi circuiti della finanza internazionale? E quale sarà l’occupazione? Il modello Bentini-Palazzo di giustizia, che impiega squadre di 20-30 addetti al giorno solo quando serve?
Tra gli innumerevoli appalti preelettorali che hanno invaso la città, rendendo ancora più invivibile il traffico, (come la chiusura dell’ingresso lato mare dell’aeroporto per almeno due anni) ora avremmo anche la devastazione della stazione, costruita negli anni trenta, per almeno 10 anni?
Tanto, lo sanno tutti che per le Ferrovie “Italiane” l’Italia finisce a Villa S.Giovanni. Che la stazione centrale diventi un cantiere per 5 o per 50 anni è indifferente. Ma chi si ricorda che il pregiato Lungomare esiste solo perché dopo il maremoto del 1908 gli ingegneri di allora imposero nel piano regolatore una fascia di rispetto di 60 metri in cui non si doveva costruire nulla? Nulla, tranne i lidi tanto cari al governatore.
Noi rivolgiamo un forte appello ai cittadini, specie ai giovani, alle donne, a chi è senza prospettive, perché il voto in questa città sia realmente libero. Purtroppo, chi ha eternamente bisogno sa di essere ingannato dalle promesse. Ma vuole essere imbrogliato, perché almeno una labile speranza riesce a lenire la disperazione. Reggio è narcotizzata dalle promesse del governatore, finemente studiate dal suo ventriloquio e poste in esecuzione da affaristi senza scrupoli estranei alla città.
C’è in queste settimane una violenta guerra per carpire il voto che si sviluppa sotterranea, nel silenzio rassegnato di tutte le altre forze politiche. Non c’è solo la carota degli appalti per i soliti noti. C’è il bastone di ricatti, imposizioni, minacce, in una guerra che ogni giorno ha come scenario i corridoi e le stanze di ogni ufficio pubblico, per controllare come votano gli impiegati e le loro famiglie.
Ci sono imprenditori, negozianti, professionisti, medici, disoccupati, precari, ricattati nelle loro necessità e aspettative. Ci sono promozioni e ritorsioni presenti e minacciate; ore di straordinario e di produttività a fine anno che appariranno o spariranno dalle buste paga; incarichi professionali, consulenze, progettazioni, appalti e forniture, che sono oggetto di ricatto e promesse. Ci sono lavoratori e quadri delle società partecipate del Comune che vivono nel terrore di rivelare come vogliono votare.
Ci sono 500 candidati nelle liste dell’imperatore che cercano affannosamente voti tra parenti e amici, nella quasi certezza che dopo saranno “sistemati”, e che, umiliati essi stessi nel gigantesco meccanismo di voto di scambio fondato sulla spendita di denaro pubblico, offendono ed umiliano i 50.000 senza lavoro che ogni mattina si svegliano in questa città e non hanno forse più la forza e la fiducia di lottare.
Il voto della impunita criminalità politica fa impallidire persino quello della criminalità associata. E spiega inspiegabili improvvise fortune elettorali.
Futuro e Libertà è accanto alla stragrande maggioranza di persone oneste di Reggio: a loro chiede di liberarsi. Di votare per noi, che vogliamo costruire il loro futuro se avranno, col voto, il coraggio della libertà.
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