Scalzo (PD): ripartiamo dalla Costituzione del 1948

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“Ho avuto già modo di affermare che la forzatura del Governo Berlusconi di far passare il federalismo municipale alle Camere, non considerando quanto votato nella Commissione Bicamerale, con la conseguente dichiarazione di “irricevibilità” del decreto dal parte del Presidente della Repubblica Napolitano, sia stato uno smacco alla democrazia italiana. Un federalismo fiscale che ripropone in tutta la sua emergenza la questione meridionale, non più vista dalla prospettive di chi vuole sviluppare un territorio obiettivamente e storicamente svantaggiato come il nostro, ma da coloro che vedono in questa riforma federale a colpi di maggioranza l’attacco finale delle politiche leghiste alle nostre ormai secolari aspettative. Ad aggravare il tutto, questo dibattito diventa ancora più emergente proprio nell’anno in cui l’Italia festeggia il 150° anniversario della sua Unità”.

E’ quanto affermato dall’On.le Antonio Scalzo, consigliere regionale del Partito Democratico, nel corso del convegno sul tema “Federalismo fiscale e Questione Meridionale”, che è svolto all’hotel Holiday Inn di Cosenza, organizzato dal Gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale della Calabria.

“Secondo l’interpretazione Leghista, e Tremonti in questo ambito ne è l’ideologo, il fisco dello Stato è parallelo al fisco delle Regioni così come, nella Costituzione, la Repubblica Italiana è costituita, in parallelo, da Stato, Province, Regioni e Città metropolitane, ciascuna su un livello distinto e paritario. Secondo la tesi Leghista, quindi – continua Scalzo – le norme che regolano il prelievo fiscale dello Stato non possono comprimere quelle che ciascuna Regione può determinarsi. Un’assurdità!!! Non è certamente così peregrina una tesi autenticamente federalista che, partendo dall’unione delle differenze, riconosca a ciascuna regione un’autonomia anche sul tributario. Ma l’Italia, nonostante le riforme a colpi di maggioranza, è ancora ferma al 1948 su alcuni punti di vista e per altri, più precisamente al Sud, è ferma all’unità d’Italia”.

“Allora – ha concluso Scalzo – delle due è l’una!! O vogliamo una Repubblica autenticamente federale in cui il potere dello Stato centrale venga devoluto dalle Regioni che, democraticamente, decidano di trasferire alcune competenze allo Stato dell’Unione, come negli USA; oppure ripartiamo da uno Stato regionale, che i padri costituenti del 1948 avevano già previsto, ma facciamo in modo che nessuno ne stravolga il senso. Posso capire che un cittadino di Bergamo voglia vedere le sue tasse integralmente investite in infrastrutture e servizi vicini a casa sua. E’ assolutamente umano. Ma è altrettanto moralmente e logicamente doveroso che uno Stato, centralista o federalista che sia, non possa permettere che vi siano Regioni di Serie A e Regioni di Serie B, soprattutto nelle primarie esigenze della collettività.

L’esempio della sanità è fin troppo sfruttato. Io vorrei, invece, farvi quello della tutela dell’ambiente. Per il reperimento di fondi per azioni di mitigazione e protezione dell’ambiente, è possibile che ogni Regione faccia affidamento solo su se stessa? E’ ovvio che qui non si tratta solo di normative e competenze, ma anche di una classe dirigente che deve cambiare”.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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