Al Piccolo Teatro Unical va in scena “Jenin. Incubi di guerra”

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Stasera alle ore 21,00 presso il Piccolo Teatro Unical (Università della Calabria) la Compagnia Teatrale Lalineasottile presenta JENIN. INCUBI DI GUERRA da Euripide, Ghada Samman, Tahar Ben Jelloun.

Adattamento e regia Massimo Costabile  con Antonella Carbone. Installazione scenica Salvatore Anelli, video Giuseppe S. Grosso Ciponte, Giulia Secreti, luci Mario Giordano, fonica Matteo Costabile.

Incubi, sogni, paure.

La guerra è un incubo da cui è difficile svegliarsi, e spesso ci si sveglia morti

La guerra è un’esperienza senza ritorno,
un attraversamento dell’inferno della storia che non lascia indenne nessuno..

“Sono una beduina di duemila anni.
Hanno provato a seppellirmi viva nel deserto,
a sotterrarmi sotto la sabbia perché ero nata femmina, ma non ci sono riusciti.
Mi hanno uccisa parecchie volte, ma io sono sempre rinata dalle ceneri per volare.”

Da un paesaggio di macerie, si leva il grido di una donna, disperata, sola, che vaga cercando qualcosa di quello che resta della sua vita, della sua memoria, della sua città in un deserto di cenere e sangue. Un grido di dolore e di rabbia, un grido atroce e terribile.

Dopo Medea, Antigone e Ecuba continua la nostra riflessione sul dolore della donna nella tragedia antica e moderna. Lo spettacolo vuole essere dedicato a tutto quanto costituisce, all’interno della dimensione umana, percezione e testimonianza di ogni situazione di costrizione, di oppressione, di violenza, Nella costruzione, si parte da una tragedia del mondo classico, quella che più di altre poteva fornire un riferimento esemplare e di grande forza a questo discorso: le TROIANE di Euripide. Ma contemporaneamente si attraversano le tante tragedie del nostro tempo, con il loro potenziale di prepotenza e di crudeltà che tante immagini televisive ci hanno impietosamente scagliato contro: l’Irak, l’Afganistan, la Bosnia, la Palestina, la Tunisia, la Siria.

E tutte queste singole tragedie non vengono, nel testo e nell’ambientazione, chiamate per nome, ma solo accennate, intuite. Perché non occorre far nomi, differenziare i meridiani e il colore della pelle: al contrario, interessa evidenziare l’universalità della problematica sperando che prima o poi ci si possa svegliare da questo INCUBO.

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Author: Cristina

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