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100 Mila followers sulla Pagina ed oltre 94 milioni di visualizzazioni in tre anni, studiata per la comunicazione nel 2021 dall’ Università di Messina, un Gruppo sul Sud con oltre 45 mila membri, un altro di musica con 9 mila iscritti ed un altro ancora personale col proprio nome con 19 mila membri. Questo è il formidabile traguardo raggiunto dalla cantautrice mesorachese Isabella Longo. “Un traguardo inaspettato e mai ambito”, queste le sue prime parole. Isabella è una ragazza semplicissima ed umile dove pone la trasparenza ed il confronto come fondamenta di vita. “Da luglio 2020 ho iniziato seriamente a pensare un po’ più a me stessa sui social. Ho fatto tantissima pubblicità a tanti, ed in tanti sono passati per la mia pagina nonostante non avessi un contratto con i social, ma continuo a farlo perchè la musica è aggregazione e non inseguimenti personali con false morali. Mi piace fare ricerche in etnomusicologia, ho improntato anche con la stessa università un discorso simile dove stiamo studiando con un team di antropologi, tantissimi testi tradizionali ed a breve inizierò a dedicarmi anche alla scrittura di libri”. Si ride e si scherza con Isabella, possiede un senso di ironia veramente impeccabile, abbiamo fatto un breve excursus sui concorsi a premi effettuati da piccola, al premio Gilda vinto e al San Remo mancato rifiutando il contratto di una famosa casa discografica. Da premettere (continua il suo racconto) che la musica è tutta eseguita da mio fratello Luigi Longo, numerosi testi tradizionali li ho recuperati per tramando orale sulle serenate che facevano negli anni ’50 Gino Longo e Giovanni Iembo, dai libri scritti sulle tradizioni del mio paese. Tra canzoni incise e da musicare ancora, ho scritto circa una quarantina di testi, non includo quelli rielaborati nel testo poiché per legge sono da attribuire ed elencare nel Patrimonio di Pubblico Dominio. Alla domanda: la canzone più bella scritta,non ha esitazione e si riesce a percepire nell’intervista telefonica anche un pizzico di emozione. “Caminannu scritta in estate 2020 è la canzone che ho dedicato a Mesoraca, la mia città. Erano circa le dieci del mattino, rientravo da alcune commissioni ed aprendo l’agenda ho iniziato a scriverla insieme a mio fratello Luigi. Abbiamo visionato il testo per la metrica e la verifica dei parisillabi e poi lo stesso Luigi ha eseguito la musica. Sogni da inseguire? Non sogno più, mi accorgo di non aver mai sognato. La situazione che mi ha fatto più ridere nella musica? In Sicilia per due anni hanno rivendicato la mia territorialità. Pensavano che fossi siciliana, e nonostante venissi intervistata da radio sicule, era difficile far capire il contrario. Le tradizioni oggi? Rispondo in modo ironico. Spesso sentiamo dire e diciamo: Non ci sono più i giovani di una volta; ecco con la stesa stima dico che non ci sono più gli anziani di una volta. Oggi nel privato è aumentata l’autorevolezza e l’autarchia mentre nel pubblico si passa per amorevoli e compassionevoli. Dedico questo mio traguardo a mio Padre, alla mia Città ed alla musica come terapia dell’anima.
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