Lazzaro (RC), siti archeologici trasformati in dormitorio

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Riceviamo e pubblichiamo:

Spettabili Istituzioni

Facendo seguito alle precedenti richieste di cui nessuna concreta notizia è stata fornita, insisto nel ripetere che è inaccettabile lo stato di degrado e di abbandono in cui versano i siti archeologici di Lazzaro e le aree ad essi circostanti. Addirittura il sito archeologico ove insistono i resti della “villa romana” circondato da erbacce, alberi secchi e piante di fichi d’india, è stato recintato con  arrugginite reti metalliche da letto.

Una offesa alla memoria e all’identità storica.  L’inerzia dei nostri amministratori sulla tutela di questo importante patrimonio culturale offende l’onore e la dignità di tutti i cittadini Lazzaresi e Mottesi, che potrebbero ricavare vere e durature opportunità di lavoro se solo tali strutture fossero rese fruibili per il tanto decantato e mai concretamente favorito turismo culturale. Ma a quanto pare siamo proprio in alto mare. Dopo tanti anni sembrerebbe che ancora non si sia provveduto alla formalizzazione dell’atto di esproprio delle aree  su cui insistono i reperti culturali in Lazzaro, ci si è limitati all’imposizione sulle stesse del vincolo archeologico. Ciò comporterà conseguenti danni per i proprietari dei siti.

Ben venga la candidatura di Reggio Calabria a Capitale europea della cultura 2019, anche se non si comprende quale sviluppo culturale possiamo mettere in mostra, in che modo possiamo proporre le nostre ricchezze culturali, tantomeno possiamo  credere che ciò che non si è fatto in oltre vent’anni si potrà fare in sei anni. Dobbiamo ricordare che tra i 49 siti italiani iscritti nella lista del patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO non è possibile riscontare alcun sito calabrese. Tanto, probabilmente, è la dimostrazione delle gravi inadempienze che nei decenni si sono succedute nell’ignavia delle istituzioni competenti e della politica.  Tra le tante inadempienze evidenzio  che le

strutture di grande interesse storico rinvenute durante gli scavi del 1995/1998 nell’area situata  a cavallo della ex statale 106 oggi Corso Italia, oggetto di trattazione,  sono rimaste così come rinvenute, non si è nemmeno provveduto  alla pulizia del sito, anche il Castello di Sant’Aniceto continua ad essere  abbandonato a se stesso, sebbene siano stati erogati dei cospicui finanziamenti, alcuni di essi revocati  a causa della mancata presentazione della relativa progettazione da parte del Comune. Non si è nemmeno provveduto ad effettuare, la  verifica della  stabilità di quelle opere murarie lato Nord degradate e non ancora bonificate che potrebbero crollare provocando danni irreversibili  alla struttura stessa.

Con la presente si rinnova la richiesta delle informazioni di cui alla nota del 28 gennaio 2013 e si chiede di voler far conoscere quali interventi di tutela, recupero, valorizzazione e promozione dei beni culturali presenti sul territorio di Lazzaro e Motta San Giovanni si intendono eseguire.

Le rispettabilissime e competenti istituzioni in indirizzo ben comprenderanno  che gli  interventi richiesti sui beni culturali non sono  ulteriormente derogabili, perciò pur essendo  fiducioso che a breve termine saranno intraprese  importanti iniziative in merito,  corre l’obbligo di rappresentare che in caso di mancate concrete risposte siamo costretti nostro malgrado a sollevare la tematica a livello nazionale e europeo. 

Vincenzo CREA

Referente unico dell’ANCADIC Onlus

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