“Febea” di Marina Crisafi

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Recensione pubblicata su Calabria Ora

Le leggende: “aromi e fiori della storia”, indistruttibili, sosteneva Corrado Alvaro. Fonti perenni di conoscenza e infinite fascinazioni presso tutti i popoli della terra.

Reggio Calabria ha tessuto il suo percorso millenario di storie commoventi, intriganti, terrificanti o sagge, capaci di catturare ancora, attraverso i secoli, chi le ascolta. Marina Crisafi, dopo un’accurata ricerca, ha deciso di farne un libro, “Febea – Miti, misteri e leggende di Reggio Calabria e dintorni”, la sua prima opera narrativa, atto d’amore verso la città e prezioso documento culturale.

“Febea”, per i tipi di Laruffa Editore, è un viaggio nell’immaginario popolare, in quel misto di fantasia e realtà che, per numerose generazioni, ha costituito l’humus socio-culturale del territorio. Un passato non scritto, come sottolinea la Crisafi, ma tramandato spesso in forma orale e ora qui raccolto in racconti per un ideale ritorno alle radici. La fata Morgana, i “fudditti”, Colapesce, Scilla e Cariddi, le Caldaie del Latte, tasselli di una Reggio Calabria vista attraverso il mito: dal periodo magno-greco a quello romano, dall’età medievale alla dominazione spagnola. Luoghi dalla bellezza selvaggia e ammaliante fanno da scenario per eroi, cavalieri, popolani e pure streghe, fate e fantasmi.

Il mare dello Stretto, le pietre, gli immensi dolmen disseminati sul territorio, e la montagna aspra e sconfinata, incorniciano il passaggio di santi, diavoli, briganti, pirati, racchiudendo, come in uno scrigno, momenti gloriosi della storia reggina che vengono narrati dalla voce calda e diretta degli stessi protagonisti facendo respirare al lettore le atmosfere magiche del tempo, affascinandolo, avvincendolo.

La narrazione si apre con il mito della fondazione, vaticinato dall’oracolo di Delfi, e si conclude con la leggenda dei cavalieri spagnoli che diedero origine alle mafie, cui l’autrice fa seguire un buon auspicio: «che un giorno anche la ‘ndrangheta diventi una leggenda che le nuove generazioni potranno raccontare affermando “c’era una volta e oggi non c’è più”».

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Author: Cristina

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