Sant’Ilario dello Ionio, Reggio Calabria

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di Lilli Tripodi

Il comune di Sant’Ilario dello Ionio si estende per 13,76 kmq su una porzione di territorio stretta tra le fiumare Portigliola e Condojanni, poste rispettivamente a est e a ovest, e caratterizzata da dolci acclività tra le quali si delinea uno dei paesaggi agrari più ricchi e suggestivi di tutta la costa ionica: ampie distese di verdissimi agrumeti, regolarmente disegnati sulle vallate che costeggiano le fiumare, e copiosi ulivi che connotano di sfumature grigio-verdi le colline immediatamente circostanti ai centri abitati.

La distribuzione dei nuclei urbani a Sant’Ilario dello Ionio riflette la storia dello stesso comune, che si può ricostruire attraverso l’individuazione di tre principali fasi. La prima corrisponde all’impianto del nucleo abitato più antico, quello di Condojanni, posto a circa 200 m s.l.m.  La sua storia è antichissima e certamente risalente all’epoca greco-romana, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici a essa relativi. Si sa per certo che nel 920 l’abitato venne distrutto da un’incursione saracena. A quel periodo risale la costruzione di una torre quadrata eretta proprio dagli invasori. Nel XII secolo Condojanni passò sotto il Regio demanio dell’allora regno di Ruggero II della dinastia Normanna, epoca contrassegnata dalla costruzione del poderoso castello di cui oggi rimangono solo una torre circolare e qualche pezzo di mura di cinta. Dal secolo XIV Condojanni venne invece assegnato come feudo ai Ruffo di Calabria, per poi passare, nel 1496, al conte Tommaso Marullo e infine, nel 1585, a Don Fabrizio Caraffa. È proprio a questo punto che inizia la seconda fase storica dell’attuale comune di Sant’Ilario, cui corrisponde la fondazione dell’omonimo centro storico. Infatti i Caraffa espansero l’abitato anche poco più a nord di Condojanni, su un territorio che prese il nome di Sant’Ilario e che, dopo il terremoto del 1653 che rase al suolo il nucleo urbano originario, divenne il centro principale del feudo. La terza ed ultima fase della storia di Sant’Ilario dello Ionio ha inizio il 4 maggio 1811, giorno in cui venne istituito il comune di Sant’Ilario dello Ionio, con l’aggiunta di quest ultimo suffisso che denotava la presenza di un terzo centro abitato sorto sulla costa. Questo comune ospita al suo interno beni artistici – architettonici di notevole interesse rappresentati soprattutto dalle quattro chiese principali. Prima fra tutte la chiesa di Sant’Ilarione Abate, posta al centro dell’abitato di Sant’Ilario. È costituita da tre navate, di cui la centrale risale al 1593. Purtroppo le numerose modifiche apportate alla struttura originaria nel corso dei secoli l’hanno privata di elementi altamente pregevoli, come i sette altari di cui era originariamente dotata. Rimangono inalterati solo i dipinti raffiguranti le tre virtù teologali, che arricchiscono la cupola che copre l’altare maggiore, e i dipinti degli apostoli sulle pareti laterali. La chiesa di Sant’Antonio si trova invece nella frazione di Condojanni e, seppur completamente ricostruita nel 1930, conserva ancora, all’interno di una nicchia posta sopra l’altare maggiore, la statua originaria del santo cui è votata. Scendendo ancora un po’ più a valle, su una piccola collina che guarda il mare, a 168 m di altitudine, in un luogo dove tradizionalmente vengono raccolti gli ulivi, sorge la chiesa di Sant’Anna, costruita nel 1756 come corpo aggiunto alla casina Speziale e molto frequentata dalle raccoglitrici di olive fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo.

Per concludere questo viaggio immaginario tra i luoghi di culto del comune di Sant’Ilario dello Ionio non si può non citare la chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Sant’Ilario Marina, con una facciata sulla quale si possono ammirare il rilievo dell’Annunciazione, posto sul frontone, e un rosone del diametro di 2 m. Caratteristica tradizione  folcloristica di Sant’Ilario è il classico Ballo del Cavalluccio, che si ripete ogni anno in occasione delle feste patronali del 23 agosto. Esso consiste nel far danzare al ritmo della tarantella una sagoma a forma di cavallo costruita con canne intrecciate e rivestite da tubi contenti polvere da sparo. Particolarmente ricca e gustosa è anche la gastronomia santilariese. Gli agrumeti esistenti sul suo territorio offrono infatti buonissime arance, mandarini, bergamotti e limoni, mentre dalle piante di ulivo vengono raccolte e conservate sotto sale le “allivi ‘mbitè” (olive nostrane). Tra le ricette tipiche si possono annoverare il “cunighiu ‘a campagnola” (coniglio alla campagnola), gli “spiedini ‘a calabrisi” (spiedini alla calabrese), le “mulangiani ‘mbuttunati” (melanzane ripiene legate da un filo), i “fichi i schiocca” (fichi secchi infilati in una canna), i “fichi ca ‘mmendula” (fichi con le mandorle), i “sammartini” (biscotti ripieni con fichi e con mandorle) e i “nacatuli” (biscotti natalizi fritti).

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Author: Lilli Tripodi

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