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A San Lorenzo, in piazza Regina Margherita, domenica, 13 luglio 2014, è stata presentata l’associazione “Facimu”.
Alle ore 17, è partita l’iniziativa sotto i migliori auspici, offerti dalla presenza benefica del grande olmo secolare, simbolo del paese laurentino. La fondazione della “Facimu” è lodevole anche perché è caratterizzata da una forte connotazione femminile. Benemerita pure perché si potrebbe scorgere nell’evento un’inversione di tendenza. Dopo anni di quasi abbandono o di iniziative sporadiche, che non hanno centrato l’obiettivo, si augura alla “Facimu” di riuscire nell’intento.
I soci fondatori sono venti, si sono dotati di uno statuto e hanno scelto una dirigenza con metodo democratico. Al numeroso pubblico convenuto in piazza Regina Margherita, composto soprattutto da paesani, ma anche da simpatizzanti e da discendenti di San Lorenzo, Nino Zumbo ha presentato i soci, che si sono raccolti intorno alla presidente, avv. Maria Ligato, la quale si è assunto il compito di illustrare metodi, ragioni sociali e scopi dell’associazione. “Facimu” mirerà a recuperare le radici sociali per costruire il futuro del paese di San Lorenzo. Tutti, ha dichiarato la Ligato, sappiamo che il paese ha avuto un glorioso passato.
Oggi, dopo un periodo di decadenza è giunto il momento di ripartire. L’associazione culturale “Facimu” non persegue scopi di lucro per i soci. Essa si propone di tutelare e valorizzare il patrimonio pubblico, i beni comuni, la cultura con particolare riguardo a quella rurale e la biodiversità. Sarà suo intendimento operare per migliorare i servizi essenziali (sanitari e assistenziali, istruzione e formazione, trasporti, ciclo integrato delle acque e dei rifiuti). Si propone di realizzare processi di sviluppo sociale ed economico, migliorare la coesione sociale e territoriale, consolidare i valori della solidarietà, dell’equità e del progresso, valorizzando le risorse del territorio e umane, soprattutto quelle giovanili. La Ligato ha chiuso il suo appassionato e applaudito intervento, affermando testualmente: “Possiamo creare un avvenire solo dopo aver compreso il “nostro” passato.
Ad illustrare il quale è stato invitato Fortunato Mangiola, che si era segnalato in precedenza per aver scritto su Calabria Sconosciuta un lungo studio su una delle glorie laurentine, San Gerasimo da San Lorenzo, monaco basiliano del XII secolo. il relatore, nativo di San Lorenzo, ha ringraziato l’Associazione, ha dichiarato di sentirsi molto onorato per l’invito e ha aggiunto che il suo legame con la terra d’origine è un sentimento radicato nel profondo e alimentato da affettuosi incontri con paesani amici in ogni dove, da frequenti visite ai propri cari, che riposano nel cimitero comunale, dai ricordi che si porta dentro e che gli fanno sempre gradita compagnia e da continue soste ai piedi dell’olmo e, non ultimo, dagli studi incentrati su San Lorenzo.
Entrando nell’argomento, ha fatto un rapido excursus di San Lorenzo nella letteratura, citando i numerosi autori che hanno scritto sul paese dell’olmo o che sono originari di San Lorenzo, tra cui alcuni direttori di giornali. Per la storia antica, ha affermato che anche San Lorenzo faceva parte della Megàle Ellas: ai primordi, soprattutto nei secoli VII e VI a. C., secondo una corrente di pensiero, che ha in Rohlfs il caposcuola, il greco – calabro discenderebbe dagli antichi colonizzatori della Magna Grecia.
Essendo San Lorenzo una terra di confine tra il territorio reggino e quello locrese, che non si volevano molto bene, ha rievocato il racconto mitologico delle cicale ammutolite dal dio sul versante laurentino dell’Alece/Amendolea per fare dormire l’eroe Eracle. Ha accennato all’evento storico della battaglia del 426 a. C. tra ateniesi e locresi per il possesso di Peripoli: dove era sita detta fortezza? Un solo dato, esiste nel territorio laurentino il monte Peripoli, ergo… Ha poi aggiunto che, secondo un’altra scuola di pensiero, che ha in Giuseppe Morosi il capofila, il greco-calabro deriverebbe dalla dominazione bizantina, presente nella zona dalla guerra gotica (535 – 553) all’arrivo dei Normanni (1050 circa).
Ha riferito il pensiero di Franco Fanciullo che scrisse: “Ottocento anni fa il greco era esteso su una gran parte della Calabria bizantina; che a sua volta veniva a coincidere con una delle zone maggiormente ellenizzate della Magna Grecia”. La soppressione del rito bizantino iniziò con l’avvento dei Normanni, ma perdurò ancora per molti secoli. Tant’è che, come scrisse il De Lorenzo, la parte orientale della diocesi reggina era denominata Diocesi greca, a cominciare dalla Cattolica dei Greci in città per finire proprio a San Lorenzo.
Il Familiari ha scritto che le celebrazioni di rito greco nel paese cessarono solo nel 1740. La presenza dei monaci basiliani fu lunga e diffusa su tutto il territorio della Valle del Tuccio, come hanno attestato i viaggi ispettivi, ordinati dai papi, dei visitatori Attanasio Calceopulo nel 1447 e dall’Archimandrita Terracina nel 1551. L’ordine basiliano fu soppresso nel 1806. Nel 1860 San Lorenzo partecipò ai moti garibaldini, come ha dichiarato Saverio Zuccalà, autore di una pubblicazione sull’argomento, dichiarando per opera del sindaco Rossi “la decadenza dei Borboni nel continente e la dittatura di Garibaldi. Tutta la storia laurentina ha avuto uno spettatore muto, ma eloquente nel suo silenzio.
L’olmo secolare, che come nume tutelare, veglia su San Lorenzo e sui suoi abitanti ieri come oggi. Un distico lo celebra: “Svettante s’eleva al cielo/l’olmo a San Lorenzo in Piazza”. La serata si è conclusa con canti popolari, il karaoke e, come nella migliore tradizione, con la degustazione di prodotti tipici locali, tra i quali spiccava la “guasteddha”.
FM
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