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Riceviamo e pubblichiamo:
“Istituzioni, cosa avete fatto per evitare l’ennesimo dramma? Ogni qualvolta succede un incidente mortale assistiamo ai soliti buoni propositi da parte delle istituzioni, già esternati in precedenti tragici sinistri, che dopo qualche giorno finiscono nel dimenticatoio.
Siamo tutti potenziali vittime della 106, allora domando: dove sono state le Istituzioni dopo l’incidente del 18 gennaio 2015, che è costato la vita a Matteo Brigandì e Salvatore Farini?.
Nessuno ne ha parlato più. Oggi con il recente incidente, si fa qualche timido accenno. Niente di più. Al riguardo abbiamo chiesto di mettere in sicurezza i ponti stradali, dove hanno collocato i veicoli coinvolti nel precitato incidente, che presentano angoli esposti contro i quali può impattare frontalmente un veicolo e le cunette a margine delle carreggiate prive di protezione.
A tutto questo è seguita come risposta, che a breve si sarebbe provveduto all’installazione di ulteriore segnaletica da integrare a quella esistente. Provvedimento alquanto inadeguato per la soluzione del problema. Aspettiamo altri morti, per poi ascoltare ancora lo stesso ritornello. Le problematiche sulla 106, in particolare nel tratto della provincia di Reggio Calabria, sono state segnalate dal Comitato “Torrente Oliveto” dal 14 gennaio 1999, con riferimento al tratto di Ss 106, che attraversa il paese di Lazzaro, evidenziando che sebbene, in tanti casi, le cause dei sinistri siano imputabili a comportamenti dell’uomo, i provvedimenti andavano adottati con solerzia, invece assistiamo a un continuo rimpallo di competenza tra ANAS e Comuni.
Per rispetto delle vittime e delle loro famiglie, alle quali va la nostra vicinanza, bisognerebbe parlare di meno e agire. Per alcuni interventi non cè bisogno di allungare il brodo ulteriormente convocando tavoli tecnici. Le competenze sono note, e altrettanto note sono le possibili soluzioni. In alcuni casi indicate dai funzionari del Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti – Direzione Generale per le Infrastrutture – e dal Prof. Mauro Dolce del Dipartimento della protezione Civile, che ha precisato e specificato gli Enti in capo ai quali ricade la competenza a rimuovere la pericolosità sulla SS 106.
Lo stesso Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli e ancor prima il suo predecessore Guido Bertolaso, hanno più volte interessato il Comune di Motta San Giovanni, la Provincia di Reggio Calabria, la Regione Calabria e in alcuni casi, la Prefettura, le Società Titolari di servizi e i Ministeri competenti, negli ambiti relativi alle criticità in essere. Quale è stato il risultato? L’asfalto continua inesorabilmente a tingersi di rosso e altre famiglie piangono la perdita dei loro cari.
Mi domando quali risposte trasmettono i funzionari delle istituzioni incrociando lo sguardo dei familiari colpiti da queste disgrazie. Non sarebbe il caso, che dopo i funerali di queste ultime vittime chi è a capo di un Ente interessato dalla vicenda rassegnasse le dimissioni?.
E quantomeno vergognoso che alle numerose segnalazioni e richieste da noi prodotte e più volte sollecitate alle Istituzioni locali non sia stata data alcuna risposta”.
Vincenzo CREA, Responsabile del comitato spontaneo Torrente Oliveto e referente unico dell’Ancadic Onlus
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