La religiosità e il comunismo di Pasquale Flachi

virginia iacopino

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Riceviamo e pubblichiamo dalla scrittrice e poetessa Virginia Iacopino:

 

La saggezza dell’instancabile lavoratore Pasquale Flachi era esemplare. Pazientemente sapeva ben curare i rapporti di amicizia e di fratellanza cristiana. Credeva nella dottrina politica sociale del cominismo,ma si rendeva conto che troppi erano gli ostacoli dell’egoismo umano affinchè essa si potesse realizzare a pieno. La religiosità del compagno Pasquale era commovente; strettamente legata alle tradizioni locali,seguiva con slancio e fervore la processione di San Giuseppe e, naturalmente, nutriva devozione per Gesù. Credeva nel dialogo e nella collaborazione per una società migliore tra cristiani e comunisti, via giusta per l’interpretazione materialista del vangelo.

In paese oggi, a distanza di quindici anni circa dalla sua morte, si racconta che Padre Silvestro, osservando Pasquale che si estasiava durante la processione di San Giuseppe gli disse: “buon uomo ripetete: – Viva San Giuseppe “ , Pasquale, alzando le braccia al cielo, a gran voce gridò: “Viva San Giuseppe!”.                                                                      La stessa scena si ripetè quando Padre Silvestro lo invitò a gridare: “Viva Gesù”, ma quando per la terza volta gli chiese di gridare “Viva il Papa”, Pasquale alzò il pugno verso il cielo e gridò: “Viva il Partito Comunista! Viva il comunismo, Viva Antonio Gramsci!”.    

A questo punto si racconta che Padre Silvestro, a passo sveltò si dileguò, evidentemente aveva sottovalutato la lingua sciolta del compagno Pasquale che evidenziava bene la storia di Cristo comunista, sapendo separare il potere spirituale da quello temporale. La Domenica successiva, durante l’omelia, Padre Silvestro raccontò di aver incontrato a San Leonardo, durante la processione di San Giuseppe, il diavolo; era un vecchietto che…

Il compagno Pasquale si spense all’età di 94 anni rimanendo sempre fedele al suo partito ed ai suoi ideali e continuando a commuoversi davanti al quadro di San Giuseppe e a quello della Madonna di Porto Salvo, al cui santuario si recava spesso orgoglioso del fatto che il portone d’ingresso era stato “un dono del devoto Flachi Antonio”.

Indipendentemente dal suo colore politico Gesù Cristo probabilmente aveva apprezzato la sua semplicità, la sua onestà e la sua forza di instancabile OPERAIO che partiva la mattina con la colazione preparata dalla moglie e fatta spesso di “pane e pipi fritti”, suo cibo preferito, accompagnati da un “quarto di vino”.

 

  Virginia Iacopino

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Author: Maristella Costarella

autore e collaboratore di ntacalabria.it

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