“L’educazione sfida lo sport…a dare il meglio di se stesso”, presentato il documento Csi su Sport Ed Educazione

csi educazione sfida lo sport

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csi educazione sfida lo sport
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In vista dell’assemblea Nazionale del 10 Giugno a Salsomaggiore , il Csi, ha presentato alle società sportive il documento base su Sport ed Educazione. Milioni di ragazzi italiani sono cresciuti e sono diventati adulti praticando lo sport e giocando. Alcuni di loro sono diventati dei grandi campioni, altri sono diventati bravi ed onesti cittadini di questo Paese. Tutto lo sport e in modo particolare il calcio ha svolto, in Italia, una vera opera educativa che ha affiancato per diverse generazioni la famiglia, la scuola e la parrocchia nella costruzione della “comunità delle persone”. Sono sempre più numerosi coloro che sono interessati allo sport e si dedicano a qualche attività sportiva. Lo sport oggi possiede una forza attrattiva e propulsiva di tale energia da poter incidere sulle sensibilità e sulle emozioni di milioni di persone di tutte le età, in modo del tutto sorprendente e sperimentabile. Anche per questo lo sport costituisce una grande opportunità per l’educazione, un tirocinio che può contribuire a costruire dei campioni per la vita. Significative le parole di Massimo Achini, Presidente Nazionale Csi << La crisi dell’educazione è un dato di fatto riconosciuto da tutti. Quanti sono impegnati nell’azione educativa sperimentano ogni giorno la difficoltà ad entrare in comunicazione con le nuove generazioni. La generazione adulta, stanca, povera di ideali e di progetti di vita si è ritirata, lasciando ragazzi, adolescenti e giovani soli nel compiere quelle scelte valoriali che danno identità e orientamento all’esistenza personale e al vivere insieme. Di fronte a questa situazione, prima ancora di decidere che cosa fare, occorre ritrovare da parte della generazione adulta la fiducia nell’educazione, come condizione per poter trasmettere alle nuove generazioni ragioni di vita credibili e affascinanti. La crisi di oggi sollecita a rimettere a fuoco in maniera consapevole il senso stesso dell’educare: questo costituisce certamente un possibile guadagno in questo tempo di passaggio. Anche il CSI deve fare il possibile per rigenerare continuamente il proprio impegno educativo attraverso lo sport, come è ribadito nel suo progetto educativo: “L’attività sportiva è il principio generatore della relazione educativa fondato sull’intimo ed inscindibile rapporto tra la pratica sportiva e la promozione della persona umana. Due aspetti inscindibili di un’unica sfida: passione per lo sport e passione per la persona e la sua crescita integrale”(Cfr. Progetto culturale sportivo del CSI- 2001)>> Per educare, nello sport serve la capacità di valutare il suo potenziale educativo.  L’intenzionalità educativa è il cuore dell’attività sportiva e va messa al primo posto, ponendo tutti gli altri elementi al suo servizio. Essa è l’anima, è il fuoco dell’attività sportiva che genera il progetto educativo, che aiuta ad osare e a scommettere sui grandi ideali. L’intenzionalità educativa nello sport si esprime nel capire che cosa chiede il ragazzo allo sport, nel mettersi con lui in un atteggiamento di autentica comprensione, di disponibilità a condividerne le attese, i desideri, le angosce, gli entusiasmi. L’intenzionalità educativa è dunque l’elemento che trasforma l’attività sportiva in una vera esperienza di vita e chiede che gli allenatori non si accontentino di assumere un ruolo tecnico, ma non smettano mai di

accompagnare con un vero atteggiamento educativo la loro azione e il loro rapporto con i ragazzi. In questo tempo di crisi dell’educazione, lo sport è un’esperienza opportuna per tornare a prendersi cura della persona nella sua globalità e per aiutarla a crescere verso ciò che rende la vita buona e

degna di essere vissuta. Educare con lo sport richiede progettualità, intenzionalità educativa, metodo educativo ed educatori all’altezza del ruolo consapevoli e preparati. Si educa ogni giorno ma in una prospettiva di lungo periodo e dentro un patto di alleanza con il territorio.  Si può constatare come gli educatori oggi siano spesso demotivati, smarriti, sfiduciati, presi da un senso di impotenza di fronte alla difficoltà di entrare nello spazio comunicativo delle nuove generazioni; ma la maggior parte di loro tuttavia continua a portare avanti il proprio compito educativo, conservando anche in questa stagione difficile la fiducia nelle persone e nel loro desiderio di crescere e di realizzarsi in pienezza. Come può un allenatore sportivo essere educatore?  Il progetto educativo del CSI che ha a cuore la crescita e il destino del ragazzo, è per forza un atto d’amore. Non ci sarebbe attenzione all’altro senza questo atto d’amore, non ci sarebbe percorso educativo senza amore, non ci sarebbe accoglienza senza amore. Naturalmente l’apporto che un allenatore può dare all’educazione dipende dal suo sistema di valori, dalla qualità umana del suo rapporto con i ragazzi, dall’intenzionalità educativa con cui entra in relazione con loro. Occorre innanzitutto che negli operatori sportivi ci sia passione educativa, la voglia di non accontentarsi di ciò che è facile o scontato, quella di mettersi in gioco nel rapporto con l’altro. Questa passione unita alla generosità del cuore difficilmente si può comprare o vendere; eppure è ciò che contraddistingue e rende “speciale” il volontariato sportivo, che è la prima grande risorsa a disposizione dello sport. Ciò significa essere disposti ad andare controcorrente, essere disposti ad abitare i territori più aridi dello sport per portarvi un messaggio di umanità e di speranza. L’allenatore è educatore quando opera secondo un’intenzionalità, non in modo casuale; quando cioè si pone in un rapporto intenzionale, frutto di scelte, valori, strategie. Si ha un rapporto educativo “mancato” quando gli allenatori non investono sull’intenzionalità educativa. Il vero educatore sportivo va oltre la proposta sportiva, partecipa alla vita dei giovani, si interessa ai loro problemi, cerca di rendersi conto di come essi vedono le cose, prende parte alle loro conversazioni oltre che alle loro attività sportive e culturali; è pronto a intervenire per chiarire problemi, per indicare criteri, per orientare, per correggere… è un adulto che sa dare valore soprattutto alla relazione personale. L’esperienza del CSI è fondata su un progetto educativo qualificato dallo stretto rapporto tra la pratica sportiva e la promozione della persona umana. Due aspetti inscindibili di un’unica sfida: passione per lo sport e passione per la crescita integrale della persona.  Sta qui il carattere originale e più qualificante dell’identità del CSI.

Il CSI è quella “parte di Chiesa” che si occupa di promuovere lo sport nelle parrocchie, negli oratori, nelle periferie… per educare le giovani generazioni a dare un senso alla vita praticando lo sport. Questo significa render visibili i valori educativi dello sport nell’esperienza sportiva di ogni giorno e difenderli coraggiosamente. Solo uno sport che sappia educare ai fondamenti etici della vita, la responsabilità personale, il valore della relazione con gli altri, la solidarietà – potrà dare risposte ad un numero crescente di giovani, indicando loro la via dei valori e degli ideali quali elementi fondamentali per costruire una vita non chiusa nel proprio egoismo, ma aperta anche ai grandi orizzonti del mondo e ai bisogni degli altri.

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Author: Cristina

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