Reggio Calabria, nota del PdCI

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Il consigliere comunale uscente di Rifondazione Comunista, Demetrio Delfino, come tutti quelli senza arte né parte, cerca di guadagnarsi il pane quotidiano, assecondando lo spirito di vendetta dei suoi capi. E, nel nostro caso, il pane cerca di guadagnarselo, attaccando ignobilmente e a testa bassa i Comunisti Italiani.

Tale, infatti, il suo fac-simile: “ Occhio al simbolo!!! Barrare Rifondazione!!! Diffidiamo dalle vicine imitazioni!!!”.

In buon italiano, avrebbe dovuto dire : dalla vicina imitazione, alludendo, il consigliere Delfino, al simbolo dei Comunisti italiani, che è sottostante il simbolo di Rifondazione comunista nella scheda elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale reggino.

Ma il delirio elettorale lo porta fuori strada, e non solo dal punto di vista grammaticale. Scrivere con i piedi è già di per sé un gran male, ma è rimediabile.  Ragionare con i piedi è un male maggiore, e non è affatto rimediabile, perché il puzzo delle estremità  priva la testa d’ossigeno e la rende asfittica.

Il Delfino, affaccendato a raccattare voti, si produce nel tentativo, più infame che efficace,  di ridurre i Comunisti Italiani a una curiosa schiera di scimmie, che hanno la vocazione  d’imitare le gesta eroiche dei circoli e dei dirigenti di Rifondazione comunista, e persino il loro simbolo.

E non vale davvero la pena di riassumere, a contrasto del vomitevole infantilismo elettoralistico, la storia di originalità del pensiero e dell’azione del Partito dei Comunisti Italiani. Concetti alti e nobili non entrano nei piccoli crani.  E d’una cosa restiamo certi: che il consigliere uscente Delfino ha fatto propri, per la sua campagna, i metodi elettorali della parte peggiore della classe politica locale, che, non avendo idee, programmi e progetti, ricorre all’unica risorsa di cui può disporre: la calunnia e la denigrazione.

L’una e l’altra, per noi, sono armi spuntate.

C’è comunque qualcosa che il Delfino può capire e spiegarci: come mai ha voluto candidare nella lista per le elezioni provinciali nel collegio di Sbarre, sotto il simbolo di Rifondazione comunista,  Fortunato Tito Triolo, condannato in primo grado a una pena detentiva di 4 mesi? Fatto enormemente grave ed inaccettabile.

E come mai  ha aperto, in tandem con lo stesso Triolo,  una lussuosa segreteria elettorale in via Sbarre Centrali? Se il consigliere Delfino, al posto di offendere, avesse imitato i Comunisti Italiani, non sarebbe incorso in questo gravissimo incidente di percorso che, per Rifondazione Comunista, non è certamente il primo e sul quale, comunque, dovrà certamente rispondere al popolo della sinistra e agli elettori reggini.

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Author: Cristina

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