Non vogliamo “teste”, i cittadini reggini chiedono legalità e trasparenza amministrativa

ReggioNonTace

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Ai titoli “ad effetto” sulla stampa ci siamo abituati. 

Come se si trattasse di un perenne braccio di ferro tra chi è pro e chi è contro qualcuno o qualcosa, troppo spesso si dimentica il significato vero della notizia, rappresentandola invece come una trita polemica.

Le conseguenze di un approccio simile da parte degli organi di stampa sono di vario genere, colpendo anche la sfera personale di chi denuncia. Ma questo rischio lo abbiamo, da tempo, già messo in conto, considerandolo parte integrante della difficile realtà in cui viviamo.

E così non ci meraviglia il titolo della Gazzetta del Sud di martedì “Reggionontace vuole la testa dei responsabili del dissesto” .

Il problema che vogliamo evidenziare è, dunque, un altro.

Lunedì scorso, in conferenza stampa, il Movimento ReggioNonTace ha annunciato che si è proceduto ad integrare l’esposto alla Procura regionale presso la Corte dei conti presentato a fine marzo.

La notizia vera che – ritenevamo – andasse riportata era che, nella nostra città stiamo vivendo una piccola rivoluzione culturale.

La notizia vera è che per la prima volta a Reggio Calabria i cittadini – più di 3.000 – chiedono conto civilmente, senza barricate ne patiboli, ai loro amministratori del loro operato.
I cittadini, non il partito x o l’associazione y. E’ questa la notizia.

Delle “teste” – di cui al titolo della Gazzetta del Sud – non ci interessano, non sapremmo cosa farcene. Abbiamo imparato, tra l’altro, che il sistema è tale che, caduta una testa, ne spunterà un’altra…

I cittadini invece chiedono conto, o se credete il rendiconto, per quanto svolto negli anni scorsi dalle amministrazioni succedutesi a Palazzo San Giorgio.
Richiamare quanto determinato dalla Sezione Piemontese della Corte dei Conti,
cosa che abbiamo fatto attraverso la suddetta integrazione all’esposto, non vuol dire evocare patiboli per gli amministratori.

Significa rimarcare la gravità dei fatti che stiamo denunciando ormai da anni, fatti che altrove in Italia hanno avuto conseguenze pesanti per chi ne è stato l’artefice.
Fatti che non possono essere archiviati come se fossero mera routine in un gioco di parti tra maggioranza e opposizione di vario colore politico, accettando passivamente – quale dato ineludibile – che tra politici che entrano e che escono, in un “Porta a porta” senza fine, nel mezzo debba restare sempre, quale vittima sacrificale, il cittadino fesso.

3000 cittadini sono lì, in prima linea, a gridare che non ci stanno, a rivendicare il ruolo di cittadinanza attiva in una terra che per troppo tempo ha accettato passivamente ogni sorta di compromesso e di oltraggio, consapevoli dei propri diritti, pronti a denunciare abusi e soprusi, ma anche a dire che esiste un altro modo di governare, previsto dalla Costituzione, dalle leggi italiane, dallo Statuto Comunale.

A dire che la giustizia ha un suo percorso che parte dal rispetto dei diritti e non dalle aule dei tribunali e dalle carceri, che devono rappresentare un punto di arrivo – necessario – per chi tali diritti li nega.

E ad attivare – con le proprie, poche, energie – le azioni possibili per aiutare chi di tali abusi e soprusi è vittima.

Denuncia, Annuncio, Azione: ce lo siamo detti l’ultima volta il 7 giugno,
nell’ultimo incontro organizzato dal nostro movimento. Continueremo su questa
strada.

Ubuntu.

Il coordinamento di RNT

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Author: Cristina

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