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“La salute vien mangiando”, anche per la tiroide. A dirlo è il dottor Domenico Tromba, endocrinologo reggino, consigliere dell’Ordine dei Medici di Reggio Calabria e autore di due testi divulgativi molto apprezzati: “Abecedario dell’alimentazione” e “Abecedario della Tiroide”.
Lo abbiamo intervistato per capire meglio quanto conta davvero ciò che mettiamo nel piatto quando si parla di salute tiroidea. Perché, anche se non sempre ci pensiamo, quello che mangiamo può influenzare – e non poco – il funzionamento della nostra tiroide.
Quando il cibo fa la differenza
“La tiroide è una ghiandola piccola ma fondamentale per il metabolismo”, spiega il dottor Tromba. “E molti disturbi, come tiroidite, ipotiroidismo o ipertiroidismo, possono peggiorare o migliorare anche in base a ciò che mangiamo”.
Non si tratta, però, di trovare la “dieta perfetta” o un rimedio miracoloso: “Non esiste una dieta unica per curare le malattie della tiroide – precisa – ma esistono alimenti che possono supportare la ghiandola, e altri che è meglio limitare in certe condizioni”.
I nutrienti amici della tiroide
La tiroide ha bisogno di alcuni minerali fondamentali per funzionare correttamente:
Iodio, necessario per produrre gli ormoni tiroidei.
Selenio, che aiuta a trasformare l’ormone T4 nella sua forma attiva, il T3.
Zinco, coinvolto nella regolazione ormonale.
Dove si trovano? L’elenco degli alimenti “amici” è lungo e gustoso:
Pesce azzurro, merluzzo, alghe, uova e latticini sono buone fonti di iodio.
Noci del Brasile, tonno, tacchino, pollo, gamberi, avena e riso integrale sono ricchi di selenio.
Legumi, yogurt, semi di girasole, manzo e frutti di mare forniscono zinco.
Ma attenzione ai tempi: alcuni cibi possono interferire con l’assorbimento dei farmaci per la tiroide, come la levotiroxina. “È importante non assumere certi alimenti troppo vicini alla terapia – avverte Tromba –. Meglio aspettare almeno 3 o 4 ore”.
Ipotiroidismo e tiroidite: come mangiare per aiutare la ghiandola
In condizioni come l’ipotiroidismo o la tiroidite di Hashimoto (una delle forme autoimmuni più comuni), il corpo produce meno ormoni tiroidei. In questi casi, l’alimentazione può dare una mano, fornendo i nutrienti giusti e contribuendo a tenere sotto controllo l’infiammazione.
Oltre a iodio, selenio e zinco, sono importanti anche il ferro, la vitamina D e gli omega-3, che si trovano in:
Carne rossa magra, uova, legumi e ortaggi a foglia verde (per il ferro),
Olio di pesce, funghi, fegato, avocado e olio extravergine d’oliva (per vitamina D e omega-3).
Ipertiroidismo: quando la tiroide lavora troppo
Nel caso opposto, come nell’ipertiroidismo causato dal morbo di Basedow-Graves, la tiroide lavora troppo e va “rallentata”. In questo contesto, ci sono cibi che possono dare una mano:
Crucifere (come broccoli, cavolfiori e cavolini di Bruxelles), meglio se cotte, perché aiutano a ridurre l’attività tiroidea.
Alimenti ricchi di calcio e ferro, come mandorle, fagioli, salvia, carne e verdure a foglia verde.
“Anche qui, l’equilibrio è tutto – precisa Tromba –. Ogni condizione richiede attenzione personalizzata, ma l’alimentazione gioca sempre un ruolo importante”.
I cibi da limitare (ma non demonizzare)
Ci sono poi alimenti che, sebbene non vietati, possono essere problematici in alcune condizioni tiroidee, soprattutto se consumati in eccesso:
Cibi gozzigeni (rape, manioca, crucifere, legumi) vanno evitati crudi e in quantità eccessive.
Soia, soprattutto se assunta in grandi quantità, può interferire con l’attività degli ormoni tiroidei.
Grassi saturi (burro, carni grasse, cibi fritti): alcuni studi li collegano a disturbi tiroidei.
Tè verde: in alte dosi, le catechine possono rallentare la tiroide.
“In ogni caso, non bisogna fare allarmismo – rassicura Tromba –. Non esistono cibi da bandire per sempre, ma da gestire con buon senso”.
Anche l’ambiente influisce sulla tiroide
Il dottor Tromba invita anche a guardare oltre il piatto, parlando degli interferenti endocrini, ovvero sostanze presenti nell’ambiente che possono alterare l’equilibrio ormonale. Si trovano in pesticidi, ftalati (presenti nelle plastiche), metalli pesanti come piombo e cadmio, ma anche in cosmetici e prodotti dimagranti o anticellulite a base di alghe o sali marini.
Un particolare allarme arriva dagli integratori dimagranti contenenti tiroxina: “Possono avere effetti molto gravi su chi soffre di disturbi tiroidei. Vanno assolutamente evitati senza indicazione medica”.
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