La neve fa capire l’urgenza di centrali a carbone

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Neve

di Giovanni Alvaro

Neanche il gelo, la neve ed il ghiaccio, che stanno flagellando il nostro Paese, sono riusciti a far cambiare idea agli illustri ambientalisti. Continuano imperterriti a dichiarare che il pianeta si sta surriscaldando ed evitano di parlare dei danni che hanno procurato alle popolazioni, il più macroscopico dei quali rappresentato dai 70 miliardi che hanno fatto spendere, in tre anni, per il fotovoltaico e dagli altrettanti 70 miliardi sperperati per l’eolico, ambedue frutto della colossale bugia scodellata da Kyoto che ha procurato un Nobel ad Al Gore e fior di finanziamenti a interminabili stuoli di ricercatori ciarlatani.

Solo con la menzogna del riscaldamento antropico del pianeta, infatti, si è potuta realizzare quella vergognosa truffa che a malapena copre poco più dell’1% del fabbisogno energetico italiano, mentre con la metà di detta spesa si potevano costruire (come ci ricorda il prof. Franco Battaglia) tanti impianti a carbone in grado di soddisfare il 100% dei consumi, e tanti impianti nucleari da soddisfarne il 50%. Invece ci si trova a patire, subire e, a volte, anche a morire di freddo, tanto da spingere a riattivare le vecchie centrali ad olio combustibile, chiuse da molto tempo, che sono altamente inquinanti.

Non è da escludere, comunque, che il freddo di questi giorni possa essere usato per avviare una campagna di ‘convincimento’, tesa ad affermare che si è alla vigilia di una nuova era glaciale del pianeta terra, con l’obiettivo di imporre ‘ricerche e fondi’ per le lobby degli scienziati ciarlatani e il lancio di una nuova Kyoto all’incontrario. Noi, invece, preferiamo stare con i piedi per terra e consideriamo il freddo e il caldo una normalità del pianeta sul quale le variazioni reali si determinano nel corso di milioni di anni.

I picchi fanno parte della normalità se è vero, come è vero, che quelli del freddo, in questi ultimi 80 anni, hanno avuto una cadenza attorno ai 25/30 anni essendosi verificati nel 1929, nel 1956, e nel 1985 e 2012 dimostrando che i modelli per misurare il surriscaldamento della terra sono, come minimo, fallaci se non deliberatamente falsati. Essendo, quindi, impossibile per l’uomo, né controllare né sconvolgere il clima, rimane ad esso solo l’organizzazione per poter vivere meglio ed evitare i danni e le disgrazie che periodicamente si verificano. L’autosufficienza sul terreno energetico è, in quest’ottica, e non solo, fondamentale.

Lo sperpero di gas verificatosi in questi giorni, e l’interruzione delle forniture di energia elettrica nelle zone colpite dal gelo, pongono, per l’ennesima volta,  l’urgenza di interventi nel settore. E non basta aver deciso la costruzione del rigassificatore di Gioia Tauro per mettersi l’anima in pace. Da anni in Calabria c’è la richiesta di una Società svizzera, la Sei, per costruire una centrale a carbone a Saline Joniche (Calabria) con un investimento di 1.300 milioni di euro in una zona poverissima che necessità di interventi per la propria crescita e lo sviluppo.

E’ sperabile che finalmente, dinanzi ai problemi sorti con le abbondanti nevicate e gelate, e dinanzi alla scelta ‘emotiva’ di non ricorrere alle centrali nucleari (nel mentre Obama decide di costruirne altre due che si aggiungono alle oltre cento in attività), si decida di passare as urgenti scelte operative, smettendola di farsi condizionare dai signor No che sono sempre più signor nessuno essendo stati esclusi dal Parlamento italiano e dallo stesso Parlamento europeo eletto con il sistema proporzionale.

Non tenere conto che il carbone è oggi la scelta più ecologica che esista, che il carico finanziario non viene richiesto ai già tartassati cittadini italiani, che la Valutazione di impatto ambientale è già stata espressa, sarebbe un errore imperdonabile che si riverserà sulle generazioni future. La cosa è ancor più grave se si pensa che il governo ‘imposto’ al paese è formato da ‘tecnici’ che si ritiene  non condizionabili da false propagande ambientaliste. E, comunque, non c’è tempo da perdere.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

1 thought on “La neve fa capire l’urgenza di centrali a carbone

  1. Finalmente un articolo che la dice chiara su molte delle forzature e mistificazioni che da sempre sul Carbone ed ancor più sulla nocività della CO2.

    Complimenti quindi al suo estensore.

    Colgo l’occasione per aggiungere un mio commento che spero aiuti a vincere un’altro degli abituali pregiudizi e “luoghi comuni” utilizzati per confondere l’opinione pubblica.

    Q U O T E

    PERCHE’ CARBONE E RINNOVABILI SONO NECESSARIAMENTE COMPLEMENTARI
    di Rinaldo Sorgenti
    Forse non si ha ben chiara l’assurda e precaria condizione del nostro sistema elettrico: la gravosa dipendenza dal gas metano, che è fonte del 57% della produzione elettrica nazionale, contribuisce in maniera rilevante a determinare un costo del 35% maggiore per la bolletta elettrica rispetto alla media europea. Neppure Russia e Regno Unito, che detengono ed estraggono consistenti quantità di metano sul proprio territorio, ne usano una percentuale così elevata per produrre l’elettricità a casa loro.
    In Italia, pertanto, è insostenibile pensare di raggiungere nel 2020 l’obiettivo del 20% di produzione da fonti rinnovabili, se non attraverso un ulteriore e consistente aumento dei costi, inevitabilmente ancora a carico dei consumatori. Se è pur vero, infatti, che le installazioni dei pannelli fotovoltaici possono rappresentare un’interessante ricaduta a livello occupazionale di tecnici specializzati, è altresì vero che il maggior costo da sostenere per produrre questa elettricità, dovrà essere pagato dai contribuenti, sotto forma di incentivi di Stato, ben “mascherati” per l’opinione pubblica sotto la definizione “Conto Energia”.
    Dove prendere, allora, le risorse necessarie al fotovoltaico e alle fonti rinnovabili, per raggiungere gli obiettivi imposti all’Italia? La risposta è ancora “dai contribuenti”. Ma prima bisogna creare le premesse per la riduzione del costo dell’elettricità di base (quella che serve tutti i giorni per tutte le attività sociali ed industriali), in modo da liberare, così, le risorse che oggi sperperiamo utilizzando i combustibili più costosi (petrolio e metano) per destinarle al finanziamento della ricerca per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Occorre guardare, quindi, ai Paesi che hanno preceduto l’Italia lungo la strada delle rinnovabili. Paesi come Germania, Danimarca, Spagna, Gran Bretagna, Giappone, USA, Canada, ecc. : tutti questi sono chiari “esempi di sostenibilità”, raggiunti grazie ad un equilibrato “Mix delle Fonti Energetiche”, dove il Carbone ed il Nucleare svolgono un ruolo primario e fondamentale, perché assicurano ai cittadini di quei Paesi dal 50 all’80% dell’energia elettrica necessaria al loro benessere.
    Riconoscendo quanto sia precaria e delicata la situazione dell’Italia per la quasi assoluta mancanza di risorse naturali disponibili, il nostro Paese trova un singolare parallelo solo con il Giappone, dove tuttavia si investe nelle rinnovabili perché il “Mix Energetico” è differenziato ed equilibrato: 29% carbone, 25% nucleare, 24% gas, 11% olio combustibile, il resto fonti rinnovabili.
    E se guardiamo agli Stati Uniti di Barack Obama, che per superare la recessione puntano a realizzare un “New Deal verde” attraverso investimenti nelle rinnovabili, bisogna ricordare che gli USA – diversamente dall’Italia “a tutto gas” – potranno sostenere tale strategia perché partono da un sistema energetico in cui il carbone è la fonte del 50% della produzione elettrica e il nucleare per il 19%.
    Un ragionevole e saggio obiettivo strategico per l’Italia è quindi quello di creare i presupposti e le condizioni per equilibrare, anche nel nostro Paese, il “Mix delle Fonti” per generare l’elettricità ed un target sostenibile dovrebbe essere quello di portare l’Italia ad avere un “Mix” sostanzialmente equilibrato ed allineato alla Media della Ue27, da conseguire in un arco temporale di medio termine (2020-2030), soprattutto dopo l’abbandono della produzione da Nucleare sul territorio nazionale.
    Il conseguimento di tale obiettivo darebbe un concreto sostegno alle capacità competitive del nostro sistema produttivo, con positive ricadute quindi sull’occupazione, sul benessere e sullo sviluppo del nostro Paese nel contesto della competizione internazionale, significativamente riducendo anche il rischio strategico della nostra dipendenza energetica, notoriamente tra le più alte al mondo tra i Paesi sviluppati.
    Le ulteriori possibilità di sostegno e sviluppo per le Fonti Rinnovabili non possono quindi che derivare dall’avviare tutte le iniziative necessarie ad equilibrare il nostro “Mix delle Fonti”, per liberare così le risorse indispensabili al futuro delle Rinnovabili, perché queste ultime possono solo essere complementari, ma giammai alternative alle Fonti Fossili tradizionali, dove il Carbone svolge un ruolo fondamentale. Ce lo insegnano i Paesi più ricchi e sviluppati del pianeta che come noi e prima di noi hanno investito in tale sviluppo.

    Rinaldo Sorgenti

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