Rossano (Cs), mistero sui candidati a sindaco

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Riceviamo e pubblichiamo da Montesano Sas

“AMMINISTRATIVE 2016, tutto sembra interessare e convincere l’elettore, tranne sapere se l’eletto e la sua squadra (a saperla prima!) saranno in grado, oppure no, di fare ciò che per cui vengono scelti, delegati quando non cooptati. Democraticamente. Detto diversamente, se andrà bene o male, a qualsiasi livello di rappresentanza, non riesce mai a garantirlo il sistema democratico in sé. Se aumenterà o meno la qualità dei servizi di un comune o se un sindaco saprà migliorare la capacità di spesa pubblica e se i suoi assessori saranno in grado, oppure no, di governare con efficacia e risultati settori strategici come i turismi, l’agricoltura, i

trasporti locali e le infrastrutture, lo sapremo soltanto dopo e purtroppo a prescindere dalla cerimonia elettorale. (…) Ciò che l’elettore non saprà mai prima del voto (e spesso neppure dopo, vedi in Regione!) sono i nomi degli assessori, cioè dei delegati del sindaco e che molto spesso, soprattutto nelle città medio-grandi e nel difficile contesto attuale, sono gli anelli strategici del successo o dell’insuccesso amministrativo. Saranno in grado i candidati per Piazza SS. Anargiri di confrontarsi già in campagna elettorale con tutte le carte scoperte e con i nomi dei futuri assessori? Sarebbe così scandaloso?”

 

Chiude con questo interrogativo il corsivo del 54esimo numero de L’ECO DELLO JONIO.

 

Scegliere il meno peggio o alzare i tacchi! È il titolo del fondo a firma MAGRITTE di questa settimana. Scegliere il meno peggio – si legge nella prima pagina – in questo Paese privato da decenni di formazione, merito e disciplina, sembra diventata ormai la tassa da far pagare alla propria dignità e libertà oltre che al buon senso, soprattutto se qualche volta s’è messo un piede fuori! Da noi non è un mistero, qualità e competenza viaggiano quasi sempre su strade parallele a tutto ciò che abbia a che fare con politica, elezioni, democrazia e governo della cosa pubblica e dei territori. Ci si accontenta ben volentieri di circondarsi del meglio a casa propria, al massimo nelle proprie attività; convincendosi che, oltre le mura del privato, il male minore sia comunque delegare, a chicchessia per usare un eufemismo, le sorti collettive. Ed il futuro. Ciò che Banfield battezzò familismo amorale (The Moral Basis of a Backward Society, 1958). Facciamo un po’ come l’anziana signora dei nostri paesini che spazza all’infinito sull’uscio di casa, allontanando provvisoriamente e per qualche metro la polvere dalla propria dimora. E la cosa peggiore è che può anche andare così all’infinito. Forse. Basta esserne consapevoli. E conviverci. O alzare i tacchi”

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Author: francesca

autore e collaboratore di ntacalabria.it

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