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Oggi l’Osteria rappresenta un luogo identitario, lontano anni luce da quelli figli della globalizzazione; un presidio autentico di cultura, memoria e bellezza dove convivono cultura del cibo e tradizione artigiana.
Un contenitore vivo di storie, saperi, voci, profumi a dimostrazione che è possibile un’economia sostenibile, radicata nel territorio, smentendo pregiudizi sulla Calabria e sull’entroterra, considerati irrimediabilmente marginali, persi, senza speranze.
Zucchine, melanzane, insalate, fagioli, fagiolini, patate, carote, la carne di maiale e di agnello, favolosa la salsiccia aperta a portafoglio saltata in padella e presentata su un letto di finocchietto selvatico fresco. Il pecorino e i salumi, guanciale non plus ultra. I dolci, semplici, fatti con farine locali e ingredienti del territorio. Acqua della fonte, vino della casa, e niente coca-cola. Tutto a chilometro zero.
Nella tipica osteria calabrese non si va solo per mangiare, ci si immerge in un’atmosfera in cui rito e tradizione si legano al tempo. I riti, in particolare, azioni simboliche che tramandano e rappresentano valori e ordinamenti di una comunità, creando un senso di appartenenza e ordine.
Il tempo, in questo contesto, non è solo una dimensione lineare, ma diventa un contenitore di passato, presente e futuro, dove i riti agiscono come momenti di condensazione e rievocazione.
Un bellissimo viaggio nel tempo tra passato e presente.
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