Pierpaolo Zavettieri su armi chimiche nel porto di Gioia Tauro

pierpaolo zavettieri

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Con l’arrivo ormai prossimo presso il porto di Gioia Tauro della nave cargo Ark Futura contenente le armi chimiche siriane, previsto in data 2 luglio, si decreta il fallimento del disegno Scopellitiano riguardante il tentativo di “barattare” l’ingresso delle armi chimiche con l’istituzione dell’area ZES (Zona Economica Speciale) presso lo scalo portuale gioiese.

Concedendo l’accesso al trasbordo delle armi chimiche in forma “ufficiale” si rischia infatti di sancire il declassamento dello scalo portuale, facendogli perdere definitivamente la sua vocazione per il transhipment ed il trasporto intermodale. Chi potrà permettersi il lusso di fare opposizione ad altri trasbordi futuri di armi chimiche (peraltro già previsti) una volta effettuate le prime operazioni? Il porto rischia uno snaturamento definitivo con una progressiva militarizzazione che in futuro si potrà tradurre solamente in una sempre minore informazione per i civili di ciò che dovrà accadere nel porto.

A tal proposito va evidenziato come l’ex ministro Bonino sette mesi fa asseriva che l’espletamento delle operazioni di trasbordo sarebbe dovuto avvenire a largo della costa calabrese, oggi ci accingiamo invece ad assistere all’espletamento delle suddette operazioni nell’area del porto. Ciò è indicativo di come siamo destinati a subire ogni forma di imbroglio e prepotenza senza neanche avere il diritto di essere informati.
Risulta palese inoltre che gli ultimi tre governi, succedutisi in poco tempo, abbiano totalmente stralciato dall’agenda di governo la provincia di Reggio C. e l’intera Calabria.

Dal canto loro le istituzioni calabresi, i Comuni e la Provincia (interessati territorialmente) ma soprattutto la deputazione calabrese di Camera e Senato e l’intera classe dirigente regionale, non hanno saputo o non hanno voluto approfondire in maniera energica il sopraindicato tema e di conseguenza opporsi in ogni forma e modo possibile a tale prevaricazione calata dall’alto. In tal modo, i calabresi hanno perso una occasione storica: recuperare parte della dignità perduta negli ultimi anni; tutelare l’ambiente in cui viviamo e recuperare qualche punto percentuale sul dato regionale relativo alla disoccupazione. Sarebbe stato più appropriato, infatti, dal punto di vista occupazionale proporre per Gioia Tauro i lavori di smaltimento della nave Concordia oppure il disarmo delle navi militari (questione dirottata a Piombino).

Il nostro territorio sembra essere, è il caso di dirlo, una nave in balia delle onde, priva di personale al timone, con la sola presenza a bordo di molti pseudo-politici, incapaci di proporre ed imporre soluzioni in merito ai moltissimi temi di impellente attualità: l’inceneritore di Gioia Tauro; l’istituzione di un registro dei tumori regionale per valutare in modo scientifico l’incidenza delle forme neoplastiche; la celere istituzione di un tavolo tecnico costituito dalle migliori espressioni in campo sanitario e scientifico per valutare l’effettiva esistenza di una seconda terra dei fuochi. Si aggiunge all’elencazione delle tematiche ambientali di stretta attualità, anche la centrale a carbone di Saline Joniche che, nonostante la netta contrarietà alla realizzazione di tutte le Istituzioni della Calabria (Comuni, Provincia e Regione), vede (come nel caso delle armi chimiche e questa volta senza neppure la nobile attenuante del disarmo) un governo che decide sopra la testa delle istituzioni locali e dei cittadini, camuffato oltre che dal miraggio per alcuni, del posto di lavoro, dalla storiella delle “opere compensative”.

In tutto ciò, anche per essere stato promotore di più iniziative politiche finalizzate a manifestare il dissenso alle suddette operazioni militari (fra le quali il primo Consiglio Provinciale aperto, svoltosi a San Ferdinando), il mio intervento non può che essere di vicinanza ai Sindaci dei Comuni del Comprensorio Pianigiano, in particolare ai Sindaci dei tre comuni interessati, Gioia Tauro, Rosarno, San Ferdinando e a tutti gli operatori di polizia e portuali che saranno impegnati a svolgere uno dei disarmi più impegnativi e rischiosi degli ultimi vent’anni. Va aggiunto inoltre, che le operazioni rivestono una pericolosità dal punto di vista sanitario senza precedenti e i tre ospedali con reparto di rianimazione, utilizzabili in caso di necessità sono: Vibo V., Polistena e Reggio C., che contano solamente 23 posti.

Le dichiarazioni della ministra degli esteri Federica Mogherini, così come in precedenza di Emma Bonino, dopo soli due mesi si sono rivelate inattendibili. Infatti, dopo aver dichiarato il 30 aprile che sarebbe stata presente il giorno del trasbordo delle armi chimiche al porto di Gioia Tauro insieme al direttore generale dell’Opac per garantire maggiore trasparenza e sicurezza di tutte le operazioni, ha disatteso l’importantissimo impegno, adducendo come giustificazione la fortuita coincidenza della presentazione del semestre europeo.

L’epilogo di questa vicenda si è tradotto per i cittadini come manifesta prepotenza e violazione della democrazia nei confronti della Calabria, considerata dal governo centrale alla stessa stregua di una “pattumiera” o “discarica”; luogo dove praticare liberamente qualsiasi sperimentazione, magari con l’alibi dell’emergenza nazionale o più semplicemente enormi speculazioni economiche con ogni forma di “sfregio” ambientale e sfruttamento possibili.
Consigliere Provinciale – Pierpaolo Zavettieri Gruppo “Socialiti Uniti”

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