Replica di SEI alle Associazioni Ambientaliste

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Riceviamo e pubblichiamo:

In riferimento al comunicato stampa emesso dalle associazioni ambientaliste lo scorso 20 luglio, la scrivente Società ritiene doveroso effettuare le seguenti precisazioni:

  • Il DPCM emesso il 15 giugno dal Presidente del Consiglio dei Ministri non lede in alcun modo i diritti della Regione Calabria né risulta in contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale. Tale provvedimento ha specificatamente risolto (ai sensi di quanto previsto dalle L.400/88) il contrasto di valutazioni tra il Ministero dell’Ambiente e quello dei Beni Culturali, concludendo positivamente la procedura di valutazione di impatto ambientale. Tale provvedimento nulla ha a che vedere con l’intesa con la Regione Calabria.
  • La procedura autorizzativa cui è sottoposta la Centrale di Saline ha, prima di tutto, il fine di assicurare la tutela di salute e ambiente. Nell’insieme dei circa 30 Enti coinvolti, ritroviamo proprio il Ministero dell’Ambiente e quello della Salute, che si esprimono in accordo al rispetto di tutta la normativa esistente. Entrambi i Ministeri si avvalgono di esperti qualificati che analizzano le singole iniziative, anche alla luce dell’ampia letteratura scientifica disponibile a livello mondiale. Negare tali procedure significa negare di riconoscere l’esistenza della stessa normativa.
  • Il progetto SEI è proprio l’occasione concreta e reale per contribuire al benessere e allo sviluppo economico di un intero territorio. Come mai nel tempo sono puntualmente e periodicamente comparsi mirabolanti progetti alternativi alla Centrale che mai hanno visto la luce, a partire dalla famosa fabbrica per la produzione di pannelli fotovoltaici nelle OGR?
    Opporsi alla Centrale adducendo la vocazione turistica della regione nasconde in modo evidente la pretestuosità di tali affermazioni: ai vertici della classifiche nazionali per numero di presenze turistiche troviamo regioni come la Sardegna (perla del turismo italiano), che vanta l’unica miniera a carbone ancora attiva nel Paese e due centrali a carbone in esercizio, la Liguria, dove si trovano 3 delle 13 centrali a carbone italiane, senza dimenticare l’Emilia Romagna, la cui dinamica “riviera” parte dal polo petrolchimico di Ravenna. Se il carbone avesse l’effetto negativo dichiarato come mai in queste tre regioni il turismo è così sviluppato?
  • Sul tema “CO2” sembra che valga per la Centrale la regola dei “due pesi e due misure”. La Centrale di Saline per legge dovrà compensare a proprie spese (senza quindi alcuna responsabilità sulle multe ipotizzate a livello paese) il 100% delle emissioni di CO2, in accordo ai disposti della normativa “ETS”, derivata dal protocollo di Kyoto del lontano ’92. Negare una corretta informazione su tutto ciò, con l’inevitabile conseguenza di ingenerare l’equivoco di considerare la CO2 come prodotto tossico per salute e ambiente o con effetti devastanti a livello locale (cosa che non è in entrambi i casi), significa negare il rispetto di regole e regolamenti voluti dalle stesse associazioni ambientaliste e a cui SEI mai si è opposta.
  • L’Italia non ha bisogno di nuova energia ma di energia a basso costo! Preso atto che il grande idroelettrico è già ampiamente sfruttato e che il nucleare non è percorribile, le centrali a carbone sono l’unica alternativa per migliorare la competitività del nostro Paese. Una politica irrazionale e sconsiderata ci ha oggi portato ad una bolletta elettrica che, su un costo totale di circa 42 miliardi di euro, vede spese per incentivi (soprattutto al fotovoltaico) prossimi ai 9 miliardi, che hanno appesantito le bollette dei cittadini di oltre il 22% senza dare un contributo determinante alla copertura dei consumi. Un fiume di denaro che nei prossimi 20 anni supererà i 100 miliardi di euro, sottratti proprio allo sviluppo di un nuovo scenario energetico da più parti invocato.

Alla luce di quanto recentemente occorso, si ritiene doveroso concludere prendendo le distanze e condannando qualsiasi tentativo volto a creare un clima di tensione ed allarmismo, il cui unico fine e risultato è quello di impedire di far capire la reale valenza dell’iniziativa e le opportunità da questa derivanti.

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Author: Cristina

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