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Tabularasa scrive un’altra bella pagina di cultura penetrando nell’incantevole e travolgente mondo del jazz. Al circolo del tennis “Rocco Polimeni” artisti di rilievo segnano con la loro arte il percorso del Contest che, in queste sere, sta creando momenti di discussione e confronto ma anche tanto interesse tra i giovani. Ad aprire la presentazione in anteprima nazionale del volume “I love you madly” ( “Ti amo pazzamente”) di Gino Scrimizzi, che fa un ritratto inedito di Duke Ellington. L’autore, insieme agli organizzatori Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, ha ricordato con Rocco Pandiani, produttore e discografico di rilievo, alcuni inediti aneddoti di uno dei grandi compositori americani del Novecento.
“Penso che uno degli scandali più grossi di oggi sia il poco spazio che le persone danno alle passioni – esordisce Pandiani – Nel suo libro, Gino è riuscito a conciliare la passione e la musica jazz”.
“Il libro non è un’autobiografia – tende a precisare lo scrittore Scrimizzi – e non vuole essere un libro di critica musicale. Ho avuto la fortuna essendomi trasferito da Palermo a Milano, di poter assistere agli inizi degli anni ’60/ ’70 ad una fioritura di concerti jazz quindi mi è venuto naturale scrivere. Il libro “I love you madly” inizia spiegando perché un ragazzo di soli 20 anni impegnava un orologio al Monte di Pietà per un concerto musicale e non per altro.
Da piccolo assistevo ai concerti del Santo patrone e, già da allora, ero affascinato dalla musica. Decido di andare al concerto di Duke Ellington a Milano nella sala del Conservatorio “Giuseppe Verdi”, ero un neofita, giovane digiuno di musica, ma volli comunque partecipare all’evento e vi dirò, non mi sono mai pentito di aver impegnato il mio orologio. Di quel concerto, ricordo ancora Il calore del pubblico che suscitava entusiasmo tra i musicisti e il Duca (così veniva chiamato Duke Ellington) non si risparmiò nemmeno un attimo.
La musica va prima ascoltata e poi ci si deve informare dell’artista – postilla l’autore – La musica deve prima conquistarti e quando scatta questo trasporto diventa importante conoscere l’autore e la sua vita. Io feci proprio così, dopo il concerto, iniziai a cercare notizie sull’artista e scoprii cose leggendarie dei rapporti tra lui e i suoi musicisti ma, soprattutto, ho scoperto che Duke pur essendo un uomo elegantissimo e famoso, finanziava l’associazione di Martin Luther King perché in America era presente il problema dell’integrazione razziale. La sua musica oltre ad avere un valore artistico per quel tempo aveva anche un importante valore sociale”.
Pandiani fa un tuffo nel passato ricordando le “musiche straordinarie italiane della tv” ma con un po’ di nostalgia di quel lontano “trascorso artistico” si sofferma sull’odierna discografia “in mano ad alcuni laureati in economia che davanti ai mezzi informatici, il digitale, fanno tutto ma poi, non distinguono le note musicali”. La musica jazz unisce le anime delle persone e grazie a Scrimizzi ho potuto riappropriarmi di questo unico genere musicale”.
A concludere una straordinaria serata, il concerto del “Laura Lala-Sade Mangiaracina Quartet”, due artiste internazionali che hanno regalato al pubblico brani estratti dal loro ultimo album, “Pure songs”, disco d’esordio del Sade Mangiaracina Quartet. La formazione, composta da Laura Lala (voce), Sade Mangiaracina (piano), Diego Tarantino (contrabbasso) e Alessandro Marzi (batteria), ha realizzato un progetto nato dall’amore per la capacità comunicativa ed emozionale di una melodia. Pure Songs è una briciola di musica in un mondo spietato. Produce storie, storie vere, dure e pure. Quelle di chi ama questo linguaggio allo stato puro.
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