Giornalisti: lavoratori, valgono più di una Finanziaria

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Un Primo Maggio triste. Così lo ha definito, ieri, il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, nell’aprire i lavori, a Marina di Sibari, del convegno “Lavoro e libertà per l’autonomia dei giornalisti”, promosso dal Circolo della Stampa del Pollino-Sibaritide, con in testa il suo presidente, Cosimo Bruno, per celebrare il 25° anniversario dalla sua istituzione.
“Triste perché in tutta Italia – ha spiegato Siddi – abbiamo perso più posti di lavoro in questi primi mesi del 2012 che nell’intero 2011”.
Un quadro desolante, quello tracciato dal numero uno della Federazione Nazionale della Stampa, nel giorno in cui il Paese ha festeggiato il lavoro ed i lavoratori, “che, vale la pena ricordarlo di fronte alle manovre per raddrizzare il Paese e alle vicende umane a cui stiamo assistendo, – ha rimarcato il segretario generale del Sindacato dei giornalisti – non sono numeri, ma persone. E valgono più di qualsiasi Finanziaria”.
Primo Maggio, Festa del lavoro. “Anche di quello che non c’è”, ha esordito Cosimo Bruno, rilanciando l’amaro messaggio del segretario della Fnsi, e introducendo i temi cardini della giornata – e non solo – ovvero il lavoro, la libertà, l’autonomia, il giusto compenso per i giornalisti.
“Due parole, lavoro e libertà, che si combinano bene insieme solo se il lavoro è adeguatamente retribuito”: così, nel suo intervento, il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, che ha ripercorso, insieme ad una folta platea, fatta di colleghi, ma anche di rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell’ordine e della Chiesa (presenti anche il vescovo-giornalista Luigi Renzo, alla guida della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, ed il vescovo di Cassano, Nunzio Galantino), l’affannoso iter del ddl sull’equo compenso.
“Questo disegno di legge, – ha detto Soluri – a cui si è approdati grazie all’impegno congiunto degli organismi di categoria, e che ci auguriamo possa ‘passare’ al più presto al vaglio definitivo, non risolverà tutti i problemi dei giornalisti precari, ma almeno servirà a lenire le situazioni insostenibili e inaccettabili dei giorni nostri”.
“Ben vengano le leggi sull’equo compenso – ha rilanciato Carlo Parisi, segretario del Sindacato dei giornalisti della Calabria e neomembro della Segreteria della Federazione Nazionale della Stampa -, così come gli inviti, giunti unanimi in questa occasione, ad una sempre maggiore unità, all’interno della categoria, ma ci vuole, innanzitutto, chiarezza. Chiarezza nell’erogazione dei fondi all’editoria e, soprattutto, nella gestione delle aziende editoriali”.
Tanti e appassionati i contributi che si sono susseguiti in quella che è stata anche (con un leggero anticipo sulla data ufficiale, il 3 maggio) la Giornata mondiale della libertà di stampa e che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Pino Nano, per tanti anni alla guida della Tgr Rai della Calabria, ora caporedattore dell’Agenzia nazionale della Tgr, (“Io c’ero, qui a Sibari, 25 anni fa, quando nasceva il Circolo della Stampa del Pollino-Sibaritide e resta forte in me quel senso di appartenenza alla nostra ‘corporazione’”). Di Giuseppe Sarlo, presidente del Circolo Vibonese della Stampa (“Presto festeggeremo anche noi, con orgoglio, i nostri primi 20 anni”).
Di Vincenzo D’Atri, componente della Consulta regionale della Casagit. Rappresentata magistralmente, ieri, da Mario Petrina, tra i protagonisti della giornata, nella duplice veste di consigliere d’amministrazione della Cassa sanitaria autonoma dei giornalisti e di presidente emerito dell’Ordine nazionale dei giornalisti (“Nei due mandati in cui Petrina ha guidato l’Ordine – ha detto Siddi – la nostra categoria ha raggiunto importantissimi traguardi”).
Tutti insieme, vertici regionali e nazionali degli istituti di categoria, in Calabria, per tentare, ancora una volta, di tracciare il profilo – e spianare la strada – al giornalista giornalista. Quello che “semplicemente dovrebbe poter fare il proprio mestiere – ha chiosato Carlo Parisi –, ma la normalità, in Calabria come altrove, per molti giornalisti è troppo spesso un’utopia”.
Giornalisti che fanno i giornalisti, questa è la meta (e non la partenza), “dando voce a chi non ce l’ha, offrendo un servizio alla comunicazione, cioè alla verità e all’uomo”. C’è tutto nelle parole di monsignor Luigi Renzo.

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Author: Cristina

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