Cariati (CS), turisti infuriati

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“Non pretendiamo che il sindaco faccia come Papa Francesco, che va tra la gente, ma che risponda almeno alle nostre lagnanze ci sembra un atto dovuto”.

Così dice un nutrito gruppo di “villeggianti” che negli anni ottanta del secolo scorso hanno comprato quaggiù, a Cariati, a valle dell’ex ospedale (vie Mingiani, Repaci, Don Sturzo, Nenni, Pertini)  l’agognata casa delle vacanze.

E sono persone provenienti da ogni angolo d’Italia che pagano regolarmente tasse e tributi senza avere in cambio nessun servizio degno di questo nome.

Il paradosso: “Siamo cariatesi adottivi da 30 anni ma non abbiamo voce in capitolo, come se fossimo polli da spolpare”.

E spolpa e spolpa, del “paradiso” Cariati non è rimasto neppure l’osso se, come ci dice il signor Antonio Di Francesco, piemontese, all’iniziale entusiasmo di avere acquistato un immobile che nel tempo si sarebbe rivalutato (insomma, un investimento) è corrisposto, purtroppo, un tracollo senza precedenti, a parte l’attuale fase economica grama per tutti.

“I primi anni – dice Antonio – qualcosa si muoveva, e del resto la generale ondata di ottimismo faceva presagire un futuro roseo. Mica dal punto di vista della speculazione, ma dalla sostanziale certezza di avere comunque fatto un buon affare; mare pulito, decoro urbano e tranquillità. Certezze granitiche che si sono sgretolate nel corso degli anni e, nella specie, negli ultimi sette anni. L’impressione è che qui non si sia fatto nulla per incoraggiare il turismo. Eppure Cariati merita. La realtà è che le spiagge sono sporche; le strade sono dissestate; il poco verde pubblico non è curato; la spazzatura non si raccoglie; ratti ed altri animali scorazzano tranquilli nei nostri giardini, tanto che ormai abbiamo ingaggiato con essi una vera e propria lotta, un safari. Ma se volevano il safari ce ne andavamo in Africa”.

Come contraddire se ci segnalano, ed abbiamo verificato, che sulla spiaggia non ci sono nemmeno i cestini?

La rabbia è tanta: “Il sindaco (Filippo Giovanni Sero, ndc) invece di stare seduto sulla sua poltrona, si dia una regolata ed almeno si faccia vedere”.

I signori Gennaro Scalercio ed Antonio Piscopo (Campania) sono delusi: “Se avessimo potuto, se non ci fosse stato lo stallo degli immobili, avremmo venduto. Qui, da qualche anno a questa parte, non funziona nulla. Peggio di Napoli”.

Già, peggio di Napoli e con qualche bugia in più: “Ricordo – dice la signora Franca Vignale (Campania) – quando il sindaco, non ancora sindaco, veniva sulla spiaggia a rassicurarci che non appena si sarebbe insediato nella carica e nelle funzioni le cose sarebbero cambiate. E ci prometteva piste ciclabili; lungomare attrezzato; decoro urbano; pulizia; acqua sempre garantita. Una presa per i fondelli”.

La signora Michelina Pontonio (piemontese) è più pragmatica: “Ho inviato 4 mail al sindaco ed agli uffici comunali lamentando la pietosa condizione del nostro quartiere. Nessuno ci ha mai risposto. Allora ho scritto addirittura alle sedi centrali di Roma le quali, immediatamente, hanno investito delle problematiche l’Ente locale. Ma non c’è stata alcuna reazione ed anzi, quando ci siamo recati di persona presso l’ufficio tecnico comunale, ci hanno fatto spallucce, come se non pagassimo regolarmente i tributi che poi a Cariati non sappiamo che fine abbiano fatto”.

Renato Franchi (Varese) se la prende con la mancata sicurezza: “L’ultima volta che ho visto un agente di Polizia Municipale risale al 1994. Da allora è come se vivessimo nel limbo. Non che succedano atti di criminalità, però, vedere una pattuglia che passa qualche volta da queste parti mette tranquillità”.

Nicola Chiaretta (Val d’Aosta) chiosa polemicamente: “Seguiamo i fatti di Cariati sui siti web d’informazione tutto l’anno perché noi ci sentiamo cariatesi ed a questo splendido posto siamo affezionati. Ma quando arriviamo con piacere quaggiù, sembra che i riflettori si spengano e nessuno vuole darci voce, come se si avesse (o si ha) un timore reverenziale verso i potenti di turno. Capisco che non bisogna infierire, ma dire la verità è la condizione essenziale per uscire da un tunnel al cui fondo, francamente, non si vede alcuna luce. Dall’anno prossimo non verrò più e la mia casa, comprata dopo anni ed anni di sacrificio, la svenderò per quattro soldi”.

Ogni commento è superfluo. 

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