Strasburgo, Patriciello su migranti: “L’Europa recuperi la sua centralità”

Patriciello

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Non è soffiando sul fuoco degli egoismi nazionali che l’Europa risolverà la grave emergenza migratoria cui stiamo assistendo negli ultimi mesi. È assolutamente prioritario per l’Unione Europea mettere in atto ogni sforzo necessario per contribuire al miglioramento della situazione, dimostrando lungimiranza, solidarietà e buonsenso. C’è bisogno, insomma, che l’Europa torni a fare l’Europa  e riprenda la sua centralità”.

Così Aldo Patriciello, parlamentare europeo e membro del Gruppo Ppe, al termine della votazione con cui il Parlamento Europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, ha dato il via libera alla ricollocazione di 40.000 richiedenti asilo dall’Italia e dalla Grecia verso altri Stati membri dell’Ue, su un periodo di due anni.

Nella mattinata il Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, aveva illustrato i punti chiave della nuova proposta che prevede un meccanismo automatico di ridistribuzione dei migranti tra Stati membri, con sanzioni per chi si tira fuori da tale procedimento.

Non possiamo continuare a restare inermi – ha affermato Patriciello  davanti al protrarsi di una situazione che mina alle fondamenta la credibilità delle istituzioni europee. La proposta del Presidente Juncker credo sia una soluzione ragionevole e sensata: un punto fermo dal quale ripartire e a cui tutti i governi sono chiamati a dare il giusto e necessario sostegno.

Siamo di fronte ad una crisi migratoria – ha concluso Patriciello – senza precedenti che non sarà risolta aumentando semplicemente il bilancio di Frontex o dando maggiori risorse ai Paesi che più di tutti sopportano il peso dell’emergenza: i soldi non possono essere in alcun modo la cartina di tornasole dietro cui nascondere le nostre responsabilità. È necessario, invece, attaccare la cause profonde che sono alla base di queste tensioni e che provocano questi fenomeni migratori, senza per questo cedere alla dittatura delle emozioni. Sono convinto che questo sia un compito al quale l’Europa non può e non deve sottrarsi”.

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