Le proposte del Csi per rilanciare le politiche giovanili e sportive a Reggio Calabria

CICCIU' E PETRUCCI

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CICCIU' E PETRUCCI
CICCIU' E PETRUCCI

Ormai sono dodici  anni che mi occupo di sport .  Dopo aver iniziato nel 1999 come  allenatore nelle giovanili di una scuola calcio della Città, circa sei anni fa è partita la mia esperienza da Dirigente Csi.(Prima come collaboratore poi come Presidente Provinciale e Consigliere Nazionale).

La mia giovane età e il non aver mai avuto uno “sponsor”,  hanno a volte impedito che le mie idee, i miei progetti ( tranne qualche rara eccezione)  trovassero terreno fertile e sostegno politico.  E’ strano pensare che, dopo aver condotto  un Ente( il Csi), che nel 2007 contava appena 14 società affiliate e 300 tesserati,  a 160 società e 7000 tesserati, ancora oggi si fa fatica a riconoscere l’azione sportiva a Reggio Calabria di tanti giovani Dirigenti che senza nessun “interesse”( politico e/o economico) stanno incidendo  nel tessuto sociale  della nostra terra.

La nostra azione ( del sottoscritto e dei tanti collaboratori del Comitato) è frutto di una politica sportiva lungimirante, coraggiosa, competente e che ha l’obiettivo di  promuovere uno sport che possa rilanciare nuove politiche sociali e giovanili, uno sport che possa rilanciare l’economia della nostra Città. Un piccolo esempio. Ad Aprile e Maggio il Csi reggino proporrà due manifestazioni sportive significative:  il Campionato Giovanile Danone Nations  Cup e  la Coppa Italia di calcio a 5  femminile. Questi progetti faranno arrivare  a Reggio Calabria circa ottocento persone provenienti da tutta Italia.

Oltre il valore sociale della manifestazione e il livello tecnico delle società invitate, attraverso una politica sportiva  che punta all’eccellenza ( intesa come capacità di far diventare segno i sogni) il nostro Comitato, senza alcun finanziamento pubblico, è riuscito a coniugare, in poco tempo,  l’aspetto aggregativo, sociale ed economico dello sport. In poche parole, dei  giovani Dirigenti ( età media 33 anni) animati dalla passione per lo sport  e guidati da due pilastri fondamentali  quali la competenza e il coraggio di vedere “l’invisibile”, stanno provando a percorrere la strada dell’eccellenza.

Arriviamo al nocciolo  della questione. Oggi la nostra Città ha bisogno di coraggio, il coraggio di chi è guidato dall’entusiasmo di stupire ed emozionare . Lo sport è prima di tutto emozione. Il coraggio di fare scelte rischiose . Rischiare per dare  speranza. Lo sport   deve essere guidato da Dirigenti altruisti, dirigenti svicolati da interessi economici e politici.  Lo sport va liberato da quelle catene  che spesso ne imprigionano la valenza sociale ed educativa. Infine, la nostra Città ha bisogno di Dirigenti che sappiano volare alto con la fantasia. La fantasia intesa come capacità di uscire dalla mediocrità .

La fantasia di chi riesce a progettare partendo dal bene comune, di chi riesce a vedere l’inimmaginabile. Spesso serve trasformare le parole in segno. Non è facile, ma è l’unica strada per alzare l’asticella, che molti vogliono tenere  bassa. “ Un Dirigente lo vedi dal Coraggio, dall’ Altruismo e dalla Fantasia” .

La questione degli impianti, gli sponsor che non arrivano, il titolo di Reggio Città Europea dello Sport, non possono diventare gli unici ingredienti di un  pasto spesso servito “freddo”.  Lo sport “vive”  nella misura in cui  Dirigenti Sportivi e Amministratori  decidono di trasformare  la cultura del  “contenimento”, nella strada dell’eccellenza. Significative le parole di Massimo Achini, Presidente Nazionale Csi <Occorre  una ricostruzione della cultura sportiva come quella avvenuta nel dopoguerra. Serve presentare una  proposta di legge trasversale a favore dell’impiantistica scolastica, per lanciare, sempre a livello nazionale, la compilazione di un decalogo sulla cultura sportiva. Sono questioni che nel Csi conosciamo bene, sui quali lavoriamo da tempo, che andiamo proponendo in tanti dibattiti e tavoli di lavoro.

È bello che oggi questa necessità sia sentita da un numero sempre maggiore di settori della collettività, e che si pensi a un grande lavoro condiviso. Siamo pronti a dare il nostro apporto ovunque sia richiesto, consapevoli che la meta è ben più alta che stendere un decalogo: si tratta di definire l’identità, gli orizzonti, i parametri etici del nuovo sport che è fiorito quasi inavvertitamente sotto i nostri occhi, nelle nostre società sportive, così diverso da quello di 20 e più anni fa, e di individuarne possibili linee di sviluppo che lo rendano ancor più un valore aggiunto per la società italiana>.

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Author: Cristina

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