Reggio, conferenza in ricordo di Aldo Penna – azzurro d’Italia, mito reggino

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Gesualdo “Aldo” Penna  azzurro d’Italia, mito reggino
conferenza tenuta da Pasquale Nucara il 28 ottobre 2010 presso la Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” di Reggio Calabria con la collaborazione dell’Associazione Culturale “Anassilaos” e della Biblioteca Comunale “Pietro De Nava”

Il 25 settembre dell’anno 2000 moriva Gesualdo Penna di Reggio Calabria, atleta azzurro d’Italia (1949 – 52), campione italiano assoluto e primatista dei 100 metri di corsa piana (1949), campione nazionale universitario dei 100 metri (1949 e 1950), campione militare internazionale dei 200 m (1952), Stella d’argento al Merito Sportivo(1996).
Il 15 settembre 2001 è stato intitolato al suo nome l’impianto di atletica del rione Modena. La Sezione reggina dell’A.N.A.O.A.I. (Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia) a dieci anni dalla sua scomparsa lo ricorda agli sportivi ed alla città di Reggio, perché conservi la memoria di un figlio illustre per valore e per qualità umane.
Nel tentativo di rendergli merito, assicuro che non aggiungo alcuna cosa che non sia stata rilevata da documenti ufficiali della Federazione di atletica e dai giornali del tempo che fu. Tanto affermo perché qualcuno dice che io sono ben disposto ad osannare gli atleti. No, agli atleti ho sempre desiderato dare quanto meritavano, da ufficiale di gara e da cronometrista ufficiale, ora da… palombaro.
Reputo necessario accennare alle condizioni negative degli anni 1945 – 50. Sarò ben inteso dagli amici presenti che li hanno vissuti.
Tempi difficili dopo la guerra perduta, ma – scriverà Bertolt Brecht: <<…Tra i vinti la povera gente faceva la fame / Tra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente…>>. Non mancava solo il cibo, che veniva razionato e acquistato con tessera annonaria, o al mercato nero; pesava l’inflazione che aveva ridotto il valore dei risparmi delle famiglie, i reggini vagavano smarriti tra gli edifici diroccati, si piangevano
i defunti, angosciosi erano i giorni di attesa dei militari dispersi. Pure c’era la volontà di lavorare, di ricostruire, di sollevarsi.
Lo sport si rimetteva in marcia prima delle fabbriche, delle ferrovie, prima della ricostruzione delle case: nell’ottobre del 1945 potevano svolgersi i primi Campionati Italiani di atletica, ma – leggiamo su “Atletica d’Italia. Annuario FIDAL 1950” -<<…cassa vuota, patrimonio tecnico ridotto ai minimi termini, impianti distrutti con nessuna pista da Roma in giù>>.
A Reggio Calabria, l’attività fu sospesa dopo il terribile bombardamento del 6 maggio 1943, che aveva fatto più di trecento vittime, che aveva provocato l’abbandono della città dei reggini, i quali si rifugiarono nei paesi vicini (a Mosorrofa furono centinaia).
Con decreto prefettizio, l’11 luglio 1944 venne nominato Commissario per lo sport Biagio Meduri Casciano. A lui, il 20 agosto, Filomeno Barbarello, segretario uscente del Comitato Provinciale del C.O.N.I., consegnò il seguente materiale del XVI Comitato di Zona (regionale) della F. I. D. A. L.: <<1. Un Archivio Generale regolarmente ordinato in n. 8 cartelle, contenente corrispondenza varia. 2. n. 3 giavellotti e n. 2 dischi>>.

Il rimanente materiale<<custodito presso il Campo Sportivo fu rubato e saccheggiato durante e dopo lo sbarco alleato>>, del 3 settembre 1943.
I problemi da risolvere erano tanti: al Campo Sportivo, dotato di pista in carbonella, mancavano spogliatoi e attrezzi <<Deve provvedere il C.O.N.I. o il Comune?>> – s’interrogava la Stampa; erano dissolte le società, si dovevano ricreare dirigenti, tecnici e società; non era tornato Rocco Polimeni, giavellottista e tennista, morto eroicamente a El Mechili (Africa Settentrionale) il 6 aprile 1941 (Medaglia d’Oro al Valor Militare) e tanti altri.
Scriveva m.c. sul “Corriere dello Sport” del 12 ottobre 1947:<<Dopo un lungo periodo di inattività, le regioni meridionali hanno in gran parte chiamato a raccolta i loro atleti per la disputa dei Campionati. Purtroppo la stasi continua in Campania, Lucania (oggi Basilicata) e Calabria. In queste zone, l’atletica vive in condizioni difficilissime, senza istruttori, senza buoni impianti, con mezzi finanziari modestissimi>>.

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Author: Consuelo

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