Saracena (CS), patto stabilità e tagli, è protesta fiscale

MA-GAGLIARDI

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Il patto di stabilità? Uno strumento inefficace, che penalizza i comuni virtuosi e non tocca i viziosi; non risolve nessun problema, non impedisce l’insolvenza, non distingue la qualità della spesa e gli investimenti. Al cittadino? La beffa oltre il danno! Pesanti tagli dei trasferimenti agli enti locali? Serve ormai una rivolta fiscale: tratteniamo i contributi IRPEF destinati allo Stato e paghiamo fornitori e piccole aziende che hanno fatto fiducia al comune e le cui fatture non vengono saldate da mesi ed anni. E le funzioni di ufficiali di governo? Restituiamole ai prefetti. Dobbiamo ribellarci e diventare artefici di una nuova democrazia dal basso.

E’ la protesta annunciata e messa in atto Sindaco di Saracena Mario Albino GAGLIARDI il quale, contro il soffocamento imposto da un inutile patto di stabilità, che ipotecherà gli investimenti dal 2 gennaio prossimo, e contro gli improvvisi dimezzamenti dei trasferimenti statali, ha dato disposizione agli uffici comunali di non pagare allo Stato, già dallo scorso 15 dicembre, l’IPREF per i dipendenti, ai quali è stato pagato lo stipendio.

Il Primo Cittadino che guida un comune notoriamente virtuoso nella progettazione e governo dei servizi fa un ragionamento molto semplice. L’ultimo trasferimento statale al comune di Saracena, giunto come sempre in ritardo, era dimezzato rispetto al previsto. Non sono stati trasferiti 100.000 circa di quelli attesi e dovuti. Si è quindi deciso di trattenere le 31.000 euro previste per pagare, il 15 dicembre, l’IRPEF sui dipendenti. A questa cifra sono state aggiunte circa 23 mila euro della cassa comunale ed è stato possibile pagare le fatture scadute di piccole aziende e fornitori che da mesi ed anni hanno fatto fiducia al comune per la fornitura di servizi essenziali.

Abbiamo disubbidito ad ordini evidentemente ingiusti – dice GAGLIARDI. E così stiamo facendo circolare liquidità sul territorio. Stiamo pagando aziende, a loro volta con dipendenti e quindi con famiglie, che non venivano pagate da mesi. Faremo così anche a gennaio ed a febbraio. Poi chiederemo allo Stato il conguaglio per tutti i trasferimenti non fatti. Se 8 mila sindaci – prosegue – facessero la stessa cosa si potrebbe ridurre la sofferenza di liquidità del sistema produttivo nazionale. Questa è una protesta fiscale tuttavia – aggiunge – riservata quanto meno ai comuni virtuosi. Con la tracciabilità telematica dei rifiuti, il sistema integrato delle acque, i servizi sociali di qualità ed un ufficio turistico d’eccellenza, solo per citare alcuni aspetti, Saracena può dirsi ispirata, come spesa, alla migliore tradizione austroungarica! Ce lo possiamo permettere. Così come abbiamo le risorse per fare investimenti ma che risulteranno genericamente bloccati dal 2 gennaio 2013 a causa di un patto di stabilità assurdo ed inutile: basti solo vedere quanti comuni, anche in Calabria, sono prossimi al dissesto. Non è servito a nulla!

Dopo decenni di pirati al potere – continua GAGLIARDI – e che hanno mal governato il Paese (e per i tagli lineari non serviva certamente un bocconiano!), oggi, soprattutto in Calabria dobbiamo decidere come morire: se impiccati, fucilati o affamati! Ecco perché dobbiamo riprenderci il nostro destino. Solo i comuni, termometro reale della sofferenza delle popolazioni e presidi di democrazia vissuta, possono e debbono davvero ribellarsi. I sindaci possono fare la rivoluzione. A partire dalla protesta fiscale come quella avviata a Saracena fino alla restituzione delle funzioni di rappresentanti del Governo e che non ci appartengono. Che vengano qui i Prefetti – chiosa il Sindaco – a celebrare matrimoni, a tenersi stato civile, leva etc. I sindaci si rifiutino di fare servizi per lo Stato!

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Author: Cristina

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