Ecomostro di Stalettì, una vittoria epocale per i calabresi

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Storia di un ecomostro, a lieto fine. La chiesa di San Martino a Stalettì, pezzo pregiato di una serie di resti archeologici di grande rilevanza, è stata finalmente liberata dall’ecomostro che ha deturpato l’area per un trentennio e restituita ai cittadini. Una vittoria epocale per la Calabria, che rende merito alle tante battaglie degli ambientalisti. Un simbolo che Legambiente Calabria va dedicato alla professoressa Emilia Zinzi.

“Una storia lunga trent’anni – dichiara Andrea Dominijanni, vicepresidente di Legambiente Calabria – uno scandalo che Legambiente denunciò fin dal primo rapporto sugli ecomostri. Quella di Stalettì è una vicenda emblematica, un simbolo di riscatto per la Calabria. Una vittoria di tutti quelli che in questi anni si sono opposti con tenacia alla speculazione edilizia che soffoca le nostre coste”.

Stalettì trasuda storia in ogni angolo. L’età romana e il “tardo antico”, dall’antica Scolacium al Castrum Scillacium, rispecchia un caratteristico avvicendamento tra costa e interno, tra altura e piano. In un volume dello studioso Bruno Toscano a cura della professoressa Emilia Zinzi, si rileva come i pezzi del repertorio millenario non potrebbero essere più vari: dai luoghi di culto di età greca, alle peschiere, al cenobio insediato da Cassiodoro nella villa degli Aureli, affacciato sullo Jonio. In prossimità del promontorio roccioso di Copanello, poi, sopravvivono i resti della chiesetta di San Martino che viene identificata con il Vivarium fondato da Cassiodoro, il cui nucleo iniziale era probabilmente costituito dalla villa costiera del senatore e dalla chiesetta.

Negli anni ’80 l’invasione del cemento selvaggio non risparmia nulla, e comincia l’assedio dell’ecomostro di Stalettì, costruito a ridosso della chiesetta, colpevolmente abbandonata da tempo. Nel 1987, sull’onda di una ritrovata sensibilità ambientale e su spinta  delle associazioni ambientaliste Italia Nostra e Legambiente, nonché della professoressa Emilia Zinzi, il sindaco emana un’ordinanza di demolizione, mai attuata non per volontà dell’amministrazione comunale. Da quel momento solo le associazioni ambientaliste pongono l’attenzione sull’ecomostro: la visita estiva di Goletta Verde diventa l’appuntamento fisso per sollecitare l’opinione pubblica nazionale sulla necessità del governo del territorio, a partire dal varo dei piani regolatori.

Nel ’91 il Comune di Stalettì affida un incarico per le indagini naturalistico-ambientali alla professoressa Emilia Zinzi e a Bernardo Rossi Doria, in vista della redazione del piano regolatore che avrebbe avuto il pregio di essere calibrato su una rete di accertati valori storico-ambientali. Nel 2000, il Prg approda finalmente in consiglio comunale, ma viene stravolto e cassato il lavoro degli studiosi, che poneva al centro il territorio da sottoporre a tutela ambientale ed archeologica, in ossequio agli interessi del partito del cemento. Nel 2005, grazie al sostegno della giunta Loiero, il Comune acquisisce l’area “Economato” di Copanello dove sorge l’ecomostro. È il primo passo verso la demolizione dell’ecomostro e la riqualificazione dell’area, che parte nel 2007 per concludersi con l’inaugurazione del maggio 2013.

“Il rammarico è che la professoressa Emilia Zinzi, che per prima diede battaglia contro l’ecomostro – aggiunge Dominijanni – non abbia potuto essere presente alla cerimonia, perché da tempo scomparsa. A lei avremmo dedicato questo parco e a lei chiediamo che a prossima amministrazione comunale dedichi quel simbolo della legalità ambientale ritrovata”.

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Author: Cristina

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