Catanzaro, Sebastian Ciancio (FUCI): “Bilancio profondo rosso”

SEBASTIAN CIANCIO

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Volge al termine una tra le estati più bollenti della storia di Catanzaro e con essa i suoi pettegolezzi e chiacchiere da ombrellone. Tutto mentre il bilancio comunale, inesorabilmente, si “tinge” di rosso e la nostra città, che arde tra incendi divampanti, carichi di tasse, accese note e contronote pubbliche, sembra destinata a incenerire. Chiazze di mare sporco, alghe tossiche, incidenti stradali, tombini scoperti, parcheggi indecorosi, rapine, promesse vane e reiterate, fanno da cornice a questo panorama di degrado. Ma è un degrado culturale soprattutto, una perdita totale e irreversibile di valori. Giustizia e lealtà, coesione sociale, sicurezza, decoro, antichi parenti del malessere che si respira nei nostri quartieri, nelle nostre strade, nella nostra città. Un’Università morta e sepolta ancora prima di nascere, falcidiata e dequalificata da convenzioni poco limpide e protocolli di “non” intesa. Progresso appeso all’impossibile missione di risanare il baratro della sanità, tra fiumi di parole, tra oceani di scuse e giustificazioni, dietro colpe ben distribuite e alternate. Si assiste, muti ed impotenti, ad una barbarie nella politica locale, dove l’uno ingiuria l’altro e dove ci si preoccupa concretamente solo della perdita di consensi tradotta in perdita di potere. Viviamo nell’era del trasformismo e del totale fallimento dei partiti politici incapaci di rispecchiare gli ideali e gli obiettivi originari. Ad avanzare e raggiungere i gradi più alti non sono i “capaci” e “meritevoli” decantati dalla nostra (sempre più calpestata) Carta Costituzionale ma i portaborse degli stessi uomini politici da decenni. Catanzaro resta così succube dei suoi facili profeti e incantatori, a ritmo di farse carnevalesche, frastornata da slogan vuoti e tatticismi, rappresentata da consiglieri che, alla prima occasione utile, cambiano casacca per assicurarsi un posto a sedere. A Catanzaro è notte fonda, è crisi totale. Dalla crisi però si esce quando si sceglie di superarla tutti insieme, classe politica ed elettori. Senza lasciare per strada nessuno. Soprattutto gli ultimi e i più deboli. Il progresso economico se non è anche umano e sociale non porta a niente. Troppo spesso conta di più l’avere rispetto all’essere. Ma un’altra società, un’altra Catanzaro, è possibile. Più solidale e con un’economia di “comunione” che metta l’uomo e la sua dignità al centro degli interessi. E non il profitto, da raggiungere ad ogni costo e con ogni mezzo anche illecito. Occorre una profonda conversione culturale. Essenzialmente “etica”. Essenzialmente “giusta”.

Sebastian Ciancio

Presidente FUCI 

(Federazione Universitaria Cattolica Italiana) di Catanzaro

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Author: Cristina

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