Programma Stages 2008: richiamati dalla propria terra, illusi e scaricati

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Riceviamo e pubblichiamo:

Siamo circa 320, lavoratori precari appartenenti al bacino del Programma Stages 2008 che, dopo aver prestato per anni la nostra attività lavorativa nelle amministrazioni pubbliche della Regione Calabria, restiamo in attesa di una risposta sul nostro futuro occupazionale.

Il progetto, lanciato nel 2008 dal Governo Regionale guidato dal centrosinistra, è stato successivamente rifinanziato per ben due volte dall’amministrazione regionale di centrodestra, alla testa della Regione dal 2010, a dimostrazione della validità del progetto e delle qualità professionali e umane a supporto delle amministrazioni pubbliche.

Senza impiego da più di un anno, a nulla sono valsi i tentativi di dialogo e i confronti continui con le istituzioni. La Giunta e lo stesso Consiglio Regionale, non hanno dato ascolto alla vertenza che ci riguarda e che sta acquisendo connotati molto gravi sul piano sociale e generazionale.

Sei anni fatti di incontri, promesse mai mantenute, di grandi proclami e piccole grandi delusioni da parte di questa politica che dei giovani fa il cavallo di battaglia in campagna elettorale ma che degli stessi si dimentica una volta “acchiappata” la poltrona.

In sei anni tante cose sono cambiate… noi stessi siamo cambiati… molti sono dei padri e delle madri con doveri di garantire una vita dignitosa prima di tutto ai propri figli e successivamente a loro stessi, altri sono bloccati da uno status di disoccupazione perenne che non permette loro una prospettiva futura.

Abbiamo oramai tutti più di trent’anni e alcuni hanno superato la soglia dei quaranta, età che non ci permette di essere tutelati nemmeno dalle nuove normative nazionali sul lavoro (per esempio vedi apprendistato rivolto a coloro i quali hanno un’età massima di ventinove anni), che ci tagliano fuori dal mercato del lavoro poiché poco appetibili per i privati sia per età che per background professionale poiché interamente improntato sulla pubblica amministrazione.

La politica è chiamata ad assumersi le proprie responsabilità intervenendo in maniera definitiva su questa vicenda, nell’interesse di tanti giovani (ora non più così giovani) che in questo programma hanno investito tempo e aspettative. Ma non si capisce perché gli appelli alla chiarezza cadono nel vuoto e questo dopo aver speso circa 17,5 milioni di euro per formare e far lavorare centinaia di giovani eccellenze, scelti dalla Regione attraverso una selezione puramente meritocratica, ed entrati nelle amministrazioni solo perché laureati con il massimo dei voti, e con molti altri titoli oltre alla laurea.

In un periodo come questo, dove il disagio sociale è diffuso a causa della mancanza di lavoro (basti pensare che la disoccupazione giovanile in Italia è arrivata ad oltre il 40%, ed in Calabria sfiora il 60%), sono proprio le risposte concrete a restituire credibilità alla politica che ha anche il compito di intervenire per evitare la rottura sociale della nostra Regione.

Per questo sollecitiamo la politica a portare il proprio contributo nelle sedi opportune – in particolare in occasione della prossima seduta del Consiglio Regionale che licenzierà definitivamente l’attuale legislatura in vista delle imminenti elezioni regionali – affinché si possano assumere determinazioni per il proseguo dell’attività lavorativa, e successivamente avviare un percorso serio che possa garantirci una certa serenità e continuità lavorativa.

Ci auguriamo che il nostro appello non cada nuovamente nel vuoto e che la politica regionale si dimostri lungimirante e veramente vicina ai problemi che affliggono le nuove generazioni, dimostrando che il “Programma Stages 2008” è una risorsa da coltivare e non un “problema” da ignorare.

Diversamente non si capisce cosa sia servito “richiamare” giovani eccellenze nelle propria terra investendo così tanti milioni di euro, se non per scrivere l’ennesima brutta pagina, con la quale si darà un segnale allarmante a tutte le nuove generazioni che, pur sognando e credendo di poter costruire un futuro nella propria terra, saranno costrette sempre più ad emigrare.

Coordinamento Meritocrazia 110

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