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La Calabria, terra di contrasti e di resilienza, vive oggi un dramma silenzioso: lo spopolamento dei borghi e la crisi profonda dell’artigianato locale. Secondo i dati della Cgia di Mestre, in dieci anni sono scomparse oltre 6.000 imprese artigiane, un crollo che ha ridotto del 16% il tessuto produttivo regionale.
Dietro questi numeri ci sono comunità svuotate, giovani in fuga e famiglie condannate a invecchiare in paesi sempre più soli. A soffrire di più sono le aree interne, dove isolamento e mancanza di servizi alimentano una spirale negativa difficile da invertire.
Il rischio di “eutanasia di Stato”
Ad aggravare il quadro, il Piano strategico nazionale per le aree interne, che prevede “l’accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”. Parole che hanno scatenato la dura reazione della Chiesa calabrese, che parla apertamente di “eutanasia di Stato”.
In una lettera indirizzata a Governo e Parlamento, i vescovi hanno chiesto di abbandonare la logica dell’abbandono programmato per puntare invece su politiche di rilancio: «Serve uno sguardo diverso in questi luoghi. Non comunità destinate a morire, ma territori che possono rinascere se sostenuti da servizi, infrastrutture e investimenti».
L’Italia a due velocità
Gli ultimi dati dell’Istat confermano i divari territoriali. Nell’Italia del Sud vivere diventa sempre più complesso:
ospedali sovraffollati e senza posti letto;
carenza cronica di medici e infermieri;
trasporti pubblici quasi inesistenti, con strade dissestate e ferrovie obsolete;
scuole a rischio chiusura per denatalità;
uffici pubblici in affanno, con personale mai rimpiazzato.
La proposta Confapi: il modello francese
A invocare un cambio di passo è anche il mondo produttivo. La Confapi Calabria propone un piano di investimenti pari all’1,5% del Pil, sul modello francese, come ultimo argine al collasso dei borghi. Un piano che punta su artigianato, turismo, cultura e sostenibilità per ridare centralità a quei piccoli centri che oggi rischiano l’estinzione.
La sfida per il futuro
Tra richieste di aiuto, proposte concrete e la voce forte della Chiesa, la Calabria delle aree interne chiede di non essere dimenticata. La partita è aperta: o si sceglie l’abbandono programmato, oppure si investe davvero per restituire a questi luoghi una ragione per esistere.
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