Reggio Calabria, il terzo settore proclama un nuovo stato di agitazione

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La sofferenza che ormai da oltre due anni sono costrette a vivere le organizzazioni del terzo settore che lavorano per conto del Comune di Reggio Calabria, e conseguentemente le persone che vengono ospitate o che fruiscono dei diversi servizi e gli stessi operatori che subiscono ritardi nel pagamento degli stipendi di oltre 6 mesi, sta ormai inevitabilmente conducendo alla chiusura di esperienze storiche per il nostro territorio che da oltre 30 anni si occupano di emarginazione, povertà, disabilità, tossicodipendenza, minori a rischio, immigrazione.

I fondi per le politiche sociali, già di per sé insufficienti, sono stati puntualmente distratti per altre esigenze, senza essere in alcun modo ripristinati.

Nonostante le tante rassicurazioni, ad oggi ci troviamo nella medesima situazione di due mesi fa, quando siamo stati costretti, dopo un anno di  promesse non mantenute e di accordi sottoscritti e puntualmente disattesi, a lanciare un grido di allarme paventando la chiusura dei servizi. In quella occasione ci hanno assicurato che nel giro di qualche giorno avrebbero fatto fronte all’emergenza ed entro aprile avrebbero riportato il ritardo nell’erogazione dei corrispettivi ad una tempo ragionevole.

Nei fatti, a parte il pagamento di una somma pari a circa il 20% del credito totale vantato, oggi ci troviamo in condizioni ancora peggiori. Le spettanze ancora dovute agli Enti del coordinamento sono pari a circa 2 milioni di euro e le organizzazioni si trovano ad avere a loro volta debiti mostruosi con i fornitori e con lo stesso personale.

E così se ieri la sopravvivenza dei servizi era a rischio, oggi vi è la certezza della prossima chiusura, se non vi sarà un intervento strutturale seriamente risolutivo.

Quello che ancora si fatica a comprendere e che ciò che effettivamente è a rischio, prima ancora dei posti di lavoro e delle attività storiche degli enti coinvolti, sono i diritti dei più deboli e fragili del nostro territorio.

La battaglia che ormai da tempo conduciamo non è meramente economica, non riguarda interessi di parte e non ha colore politico: ha a cuore esclusivamente la piena esigibilità dei diritti di cittadinanza per tutti, senza differenza di classe, senza diversità di opportunità, senza limitazioni legate alle condizioni di povertà o fragilità. Lo ribadiamo con forza: le politiche sociali non possono essere considerate opzionali o meramente residuali.

Il Vescovo della città solo qualche giorno fa ha lanciato un grido di allarme ricordando ad ognuno di noi, cattolico o no, che “il primo servizio è il dovere della verità e che la chiusura di servizi essenziali, che fino ad oggi hanno assicurato una dignitosa sopravvivenza a migliaia di anziani, minori, disabili, tossicodipendenti, poveri della strada, non può avvenire dentro un assordante silenzio”.

L’attacco ai più deboli ed ai più poveri non si perpetra solo attraverso ghetti o uccisioni di massa, non è necessaria una rupe dalla quale gettare giù il diverso. L’oppressione ed il sopruso oggi si esercita in modo più subdolo, ma certo non meno cruento. Oggi si uccide con l’indifferenza, si assoggetta con l’omissione, si governa con le false promesse.

Non riconoscere il giusto corrispettivo economico alle tante realtà che ogni giorno, grazie all’encomiabile impegno dei propri operatori, si confrontano sulle strade di questa città con le tante brutture frutto dell’emarginazione e della povertà, significa, senza mezzi termini, negare ogni possibilità di “civile sopravvivenza” a tante vite a perdere, soffocate senza speranza tra i legacci di una società sempre più falsa e indifferente.

Ma noi non saremo silenti spettatori dell’implosione dello stato sociale, non assisteremo inermi alla morte per asfissia dei tanti servizi che hanno fatto la storia delle politiche sociali in questa città e non solo.

Siamo stanchi delle promesse e degli accordi non mantenuti e siamo pronti a lottare per assicurare a tutti il giusto diritto di cittadinanza.

Chiediamo con forza il rispetto degli impegni assunti, ed in particolare del protocollo di intesa sottoscritto da questo Coordinamento con il Comune di Reggio Calabria lo scorso 5 agosto, determinando con estrema urgenza il rientro nel debito verso le organizzazioni del terzo settore della città.

Chiediamo inoltre il ripristino dei fondi per le politiche sociali che nel corso degli anni passati sono stati distratti ed utilizzati per fare fronte ad altre esigenze, ripristino che dovrà avvenire attraverso denaro “restituito” dai capitoli di spesa per i quali è stato indebitamente utilizzato.

Chiediamo che il denaro destinato ai servizi sociali, in particolare quello proveniente da rimesse regionali e ministeriali, venga vincolato ed immediatamente rimesso agli enti beneficiari, senza continuare con le indebite distrazioni verso altri capitoli di spesa.

Chiediamo infine tempi certi e ragionevoli nella erogazione delle spettanze future, che consentano, attraverso una corretta programmazione, di uscire dal precariato strutturale dei servizi sociali e degli stessi operatori che vi lavorano.

Il Coordinamento e gli enti che ad esso aderiscono, porranno in essere nei prossimi giorni ogni iniziativa di protesta non violenta necessaria a riportare all’attenzione della città e dell’amministrazione comunale i diritti dei più deboli e l’importanza dei servizi di queste persone si occupano.

In queste ore è partita una richiesta di incontro con il Prefetto della città al quale verrà rappresentata la gravissima situazione e l’emergenza sociale in cui ci troviamo.

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Author: Cristina

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