Ma il Sindaco non era contrario alla costruzione della Centrale a carbone?

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gesualdo-costantino
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Come si legge dalle carte, la cosca Iamonte, già da tempo risulta aver puntato gli occhi su uno dei più grossi investimenti economici che interessano la zona del basso ionio reggino e nella fattispecie la frazione Saline Joniche del comune di Montebello Jonico (RC), dove l’attuale compagine governativa, visto il parere favorevole espresso in data 21.10.2010 dalla Commissione Tecnica di VIA del Ministero dell’Ambiente, ha già dato la sua autorizzazione alla costruzione della centrale a carbone che dovrebbe nascere nell’area in atto occupata dallo stabilimento dell’ex Liquichimica.

La proposta di rivalutare in chiave industriale l’area è stata avanzata dalla SEI S.p.A., la quale ha incaricato D’Aquaro Franco, nominato suo consulente, di allacciare quei rapporti funzionali al raggiungimento dello scopo prefissato. Dalle intercettazioni è emerso come D’Aquaro avesse già preso contatti con la criminalità organizzata locale, inevitabilmente coinvolta nel più massiccio investimento economico che ha interessato negli ultimi anni la zona del basso ionio reggino.

In questa storia Gesualdo Costantino, ha assunto una posizione ambigua. Infatti lui, pur mantenendo una posizione ufficiale contraria alla realizzazione della centrale a carbone a Saline, al tempo stesso allacciava rapporti che si rivelano molto cordiali con D’Aquar, consulente SEI, ovvio sostenitore della rivalutazione in chiave industriale dell’area della dismessa ex Liquichimica.

Tale atteggiamento ambiguo trova piena giustificazione nei reali interessi di cui egli è portatore, ovvero quelli della cosca Iamonte che, come emerso nel corso delle conversazioni telefoniche intercorse tra Guerrera Giuseppe e Bava Pompeo Vincenzo, ha dato il suo assenso a D’Aquaro e di conseguenza parere favorevole all’investimento economico, in quanto rappresenta anche occasione di ulteriore arricchimento per il sodalizio criminale.

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Quello di ieri è stato un vero e proprio colpo per il Paese di Melito di Porto Salvo, che al pari di molte altri centri della provincia reggina, è dovuto sottostare al giogo della ‘ndrangheta.

Le inchieste giudiziarie che si sono succedute nel corso degli anni, hanno appurato come su Melito di Porto Salvo il predominio è stato esercitato dalla cosca Iamonte.

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