Gli ex operatori informatici del Consiglio regionale della Calabria chiedono giustizia

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Riceviamo e pubblichiamo:

Nel silenzio quasi totale dei media e della cosiddetta “politica” (quella sempre pronta ad attivare i propri uffici stampa per esprimere solidarietà nei confronti di chiunque per qualunque cosa), dal 2011 si sta consumando un vero e proprio dramma lavorativo e sociale, che coinvolge gli originari vincitori di un concorso per 33 operatori informatici presso il Consiglio Regionale della Calabria, assunti nel giugno 2010.

La tormentata selezione pubblica – della quale già il TAR di Reggio Calabria prima, nel 2011 , e il Consiglio di Stato poi nel 2012, hanno disposto la ripetizione dell’ultima prova per irregolarità commesse dalla società alla quale è stata affidata la procedura (con la conseguente caducazione da parte del Consiglio Regionale di tutti e 33 contratti stipulati da parte dei vincitori) – è ben lontana, oggi, da un lieto fine, in quanto, dopo la riedizione della prova stessa, una dozzina di soggetti, facenti parte degli originari 33 assunti nel 2010, non sono risultati vincitori a causa, principalmente, di una procedura (anche stavolta) oggettivamente poco lineare ed ambigua, il che è attestato dalla presenza di numerosi ricorsi presso il TAR di Reggio Calabria. 

Con la presente, vogliamo rimetterci totalmente al buon senso dei magistrati del TAR di Reggio Calabria che il 3 luglio saranno chiamati a giudicare tali ricorsi e confidiamo nella loro competenza affinché si ristabilisca un po’ di giustizia nei confronti di chi ha diligentemente prestato la propria opera a favore del Consiglio Regionale per quasi due anni e si trova oggi senza un’occupazione (molti ne avevano lasciata un’altra per entrare nei ruoli del Consiglio) e con veri e propri drammi familiari ed economici, per colpe non proprie.

Fino ad oggi, il nostro comportamento è stato inappuntabile, nonostante le evidenti irregolarità – commesse da parte della società affidataria che ha curato la procedura concorsuale – ci abbiano cagionato un danno irreparabile; abbiamo sempre rispettato le decisioni dei giudici in religioso silenzio, senza compiere gesti eclatanti come quelli (legittimamente) messi in atto da parte di altri lavoratori della nostra città, e tutto ciò nel totale silenzio di tutti. Siamo forse figli di un dio minore?

E’ giunto il momento che la magistratura scriva la parola fine a questa situazione paradossale, nella quale ci troviamo a pagare un ingiusto prezzo per colpe di altri che, invece, fino ad oggi godono di una misteriosa e quasi totale immunità. I magistrati, a tal proposito, hanno la possibilità di ristabilire quella giustizia che fino ad oggi ci è stata negata da comportamenti discutibili da parte di coloro i quali, politici e burocrati, dovevano e potevano e, invece, non hanno fatto nulla per contribuire ad una risoluzione della delicata questione.

Un gruppo di ex operatori informatici del Consiglio Regionale della Calabria

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Author: Cristina

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